giovedì 4 marzo 2021

Dal Primo Volo Alto al Brevetto

 


PRIMO VOLO ALTO

Prendete un pilota a caso e ditegli: “Sai,Domenica ho il mio primo volo alto” ti risponderà malinconico con  lo sguardo estasiato in direzione  cielo esclamando: “Ah, il mio primo volo alto, che ricordi, quanti anni fa, me lo ricordo tutto, come fosse settimana scorsa”.

Con questo preambolo da libro cuore e con la mia memoria da pesce rosso, farei carte false per potermi portare “ON BOARD” un Action Cam per immortalare il tutto, ma l’istruttore Fabio è categorico, primi 20 voli, si fa come nei musei, “NO FOTO – NO VIDEO – NO PARTY” niente distrazioni! Piango dentro, IO, video maker inside che mi son portato appresso la mia action cam ovunque, Fabio, ti prego, ti porto la giustificazione scritta da parte dei miei 135  follower del mio Canale Youtube, si, si, avete letto bene, 135, mica 135 MILA, il mio è un canale di nicchia, di ALTISSIMI contenuti, poveri ragazzi, non posso spezzargli il cuore così, non pensi? Fu così che giocando la carta compassionevole, commosso da cotanta tristezza mediatica il buon Fabio acconsente all’utilizzo del preziosissimo supporto video a patto del giuramento solenne di premere “ON” 2 minuti prima di imbragarmi e “OFF” una volta messo il sedere a terra e con la sola possibilità di fissarla in un posto in cui non possa ovviamente interferire in alcun modo con le manovre di volo: “Dev’esser come se non l’avessi!” esclamò, detto fatto, GIURO GIURO GIURO!!!

La notte butta giù vagonate di acqua mentre a letto ripasso a mente la lezione di TECNICA 1 dal decollo all’atterraggio.  Domenica è prevista “buona” per i cacciatori di termiche, a noi “pivelli” per chiare ragioni di sicurezza, e per il fatto che non voliamo con il pannolone, evitiamo l’aria turbolenta e voliamo solamente in aria calma, quindi, al mattino presto o alla sera. In cielo il sole  riscalda già, raggiungiamo il decollo dei “Tappeti” a quota 835m. manco a dirlo, siamo i primi.  Sara, un allieva oramai prossima al brevetto  mi aiuta ad imbragarmi correttamente e a dispiegare la vela. “Buttate tutto ciò che avete intorno e che non sia la vostra vela nella tasca dell’imbrago” diceva una delle prime “leggi” della lezione di Fabio… ovviamente, preso da un po' di ansia da prestazione, vengo richiamato da Sara, che mi infila la sacca della vela e la custodia dell’action cam direttamente nella tasca del’imbrago.“Aaaaannamo, BBene” , prima pirlata: Fatta! Tutto tranquillo almeno fino a quando Nadia, l’assistente al decollo, sempre sorridente e alla mano, si fa d’un tratto silente, si avvicina piantandosi gendarmicamente di fronte a me. Mi attendo un “Favorisca patente e libretto”e invece si limita a squadrarmi da capo a piedi che l’X-Scanner del Check-in dell’aeroporto a confronto può “accompagnare solo”, mi “setaccia” al mm alla ricerca di una mia seconda pirlata giornaliera, sotto forma di una qualsiasi dimenticanza dalla lista del chek pre-decollo,  dunque: “Pin dell’Emergenza a posto, scarpe allacciate, cosciali allacciati, ventrale antidimenticanza allacciato , pettorale allacciato,  moschettoni agganciati, speed agganciati, vela a posto, cordini a posto, comandi liberi e cordini A in mano, casco allacciato,  radio accesa, check: “uno due tre prova” ok! SILENZIO, molto SILENZIO, Nadia avvicina la radio al viso e con gli occhi del killer  esclama: “Ok Fabio, Alvin,  è pronto”!!! Tum Tum-Tum Tum,Tum Tum-Tum-Tum, il cuore accelera, adrenalina in vena.

La termica che risale il pendio  imbocca decisa la manica a vento, vento a posto, traffico a posto, Nadia si scosta, mette da parte il manganello da gendarme, infila le vesti del miglior assistente e con voce gentile, soave e rassicurante  esclama l’”Abracadabra” che fa aprire lo Stargate per il cielo “Ok Alvin possiamo andare…”.

Interminabili attimi di silenzio.

“Non guardare gli alberi, non guardare gli alberi, guarda fuori in pianura, guarda fuori in pianura”, mi aveva detto poco prima durante il Briefing, quando, guardando verso il pendio, scorgevo solo qualche cespuglio e perfino le auto sulla statale 600m più in giù. Ora guardo avanti, ma non riesco a non dare un occhiata ai cespugli che adesso vedo alti come sequoie del parco nazionale dello Yosemite, rimetto in carreggiata la testa con un interiore “Ma dai scemo, ma come caspita ti possono venire in mente, adesso, a Borso del Grappa, le sequoie dello Yosemite?!

 Entro nel loop: “Gonfiaggio, vela sopra la testa, freno, controllo, peso sull’imbrago, mani alte, giù il gas e via andare” strizzo l’occhio al cespuglio che avevo abbracciato durante il tandem turistico 6 mesi prima e mi “involo” giù per il pendio, se becco una sequoia, me la porto in atterraggio per Dio, 5 passi e  sono in cielo!

Vado! Non un bel gesto atletico, dallo specchietto retrovisore vedo i giudici alzare diversi 6 e 7, addirittura un 8 di incoraggiamento, cazzate a parte, la rincorsa è un accrocchio di una cosa ben fatta ma Nadia mi aveva rassicurato, “Stai tranquillo, sono molto restrittiva, se vedo che qualcosa non è come dovrebbe essere, ti fermo all’istante”, per me è come la mano sicura della nonna quando dovevi attraversare la strada all’uscita da Scuola, come? Vostra nonna non è mai venuta a prendervi a Scuola? A pensarci bene, nemmeno la mia, anzi, un giorno o l’altro vi racconto di quando le è sfuggito il passeggino di mano e sono finito nel fosso, ma quella, è un’altra storia. Dicevamo:  io mi fido di “mamma” Nadia! Il pendio è ottimo, il vento di più, oggi da qui, si potrebbe decollare anche con un divano come ha fatto Hasan Kaval in Turchia!

Sono già a 50m dal pendio e Fabio, dall’atterraggio, con un radar da contraerea al posto dei bulbi oculari, mi pettina subito dalla radio con un: “Ti ho visto un po' titubante su quella rincorsa”, “perdincibacco” penso io, mi ha visto a 2 km di distanza e senza cannocchiale, comincio a capire perché c’è davvero gente da mezza italia che viene a farsi “IMPARARE” da lui, d’altra parte, se uno insegna da 30 anni, un motivo ci sarà no? Il resto sono prove di velocità all’aria, 3 e 60  fatti discretamente bene per esser la prima volta, un bel vento di traverso che mi scarroccia un po', la laguna che brilla 60 km ad EST, spettacolo puro, calma, aria fresca, mucche al pascolo, Fabio mi guida passo passo, con voce calma, di chi riuscirebbe a far atterrare un pilota orbo alla guida di in un 747 in fiamme su una portaerei nel mare in burrasca! Pare di averlo seduto dietro come nel tandem didattico, perfino nel trasferimento verso il circuito di atterraggio mi sorprende con un “il trasferimento verso campo 3 puoi farlo tranquillamente alla massima velocità, con le mani alle carrucole, 10 cm più alte di come le stai tenendo adesso”. Vorrei quasi dire “ca@@o”, ma ho paura che mi senta, ragiono un attimo e penso, beh, infondo infondo, adesso, sono solo 400m sopra di lui, chiunque può vedere chiaramente quanto freno stai dando a 400m di distanza.

Circuito di atterraggio a “C” sinistro, sono ancora abbastanza alto e ci stanno comodi  3 bei 360 per perder quota sopra campo 3, fare  un bel SOTTOVENTO lungo campo 2, girare i  primi 90° per entrare in BASE verso Ovest, altri 90° per imboccare il FINALE, leggere correzioni per mettersi bene controvento, mani alte ed occhi via dagli ostacoli, massima velocità ,4 secondi al contatto, raccordo, freni alle spalle, 2 secondi e giù tutto, 2 passi per fermarmi, altri 2  per far stallare del tutto la vela dietro di me e la fottuta voglia di ritornare su anche a piedi per rifarlo, ADESSO!!!

Volo 2: la “dura” realtà.

Giornata meteorologicamente instabile, nuvolosa al mattino, ampie schiarite alternate a piovaschi nel pomeriggio, vento pazzo che salta da sud ad ovest in pochi attimi. Alle 17.45 siamo ai tappeti, sede di lancio del mio primo volo alto, adoro la luce del tramonto, quasi come l’odore del napalm al mattino ma quello era un altro film. Sul pendio esposto a Sud c’è calma di vento, soffia svogliato a tratti  da Ovest, ma è poco convinto, così Nadia, l’assistente, vuol mettere alla prova il mio passato podistico, proponendomi di correre forte, giù per il pendio, l’ idea è di sfruttare uno dei lunghi momenti di ZERO  per farmi spiccare il volo, Sara la veterana, oramai a fine corso, prende il volo subito. Arriva la frase, “Ok Alvin, quando vuoi” , la manica a vento è un tubo vuoto appiccicato al palo, parto, la vela sale, la freno sulla verticale e al contrario del primo volo, stasera c’è da correre per spiccare nel blu, domenica bastarono 3 passi, oggi almeno 10,11, “cavolo”, 12,13, “ossignore”, 14, 15, “oh che vicini quei cespugli “16,17,”volooooo”!!!!! Tutto calcolato, ma santissimo e grande il cielo misericordioso, i rovi cespugliosi si fanno piccoli sotto di me, è fatta! Parto bene, anche se ammetto che la sensazione di quel “fine pista imminente” mi distrae un po' e non mi fa tenere le mani bene alte alle carrucole in decollo, Nadia me lo dice in stampatello maiuscolo alla radio “ALZA LE MANIIIIIIII” poi, per fortuna,  sorvola sul fatto che 3 secondi dopo aver staccato i piedi, mi lascio cadere comodo nell’imbrago, quando poco prima di partire mi aveva raccomandato: “Stai in piedi ed entra nell’imbrago solo quando te lo dico io, lontano dal pendio…”  ma oh, son distrutto, avrò corso 25m a tutta, mica è un Ultratrail questa! A 200m dal pendio, arrivano schiaffi folatosi da OVEST , che mi scarrocciano  ad Est, compenso di traverso, mi prendo dei riferimenti e vado via bene, Fabio mi fa fare due o tre, 360, per capire la differenza di girare col vento in faccia e girare  col vento da dietro, “Ah però, va che roba!” più che cerchi, faccio delle grandi ellissi, il vento in coda mi lancia e quando te lo ribecchi in faccia 180 gradi dopo, par di avere il vischio sull’estradosso da quanto ti sembra divenire impenetrabile  l’aria, par di esser sulle catenelle,  arrivo in atterraggio, l’ Ovest  non è forte e si va con il C destro, non è forte ma è quel tanto che basta per generare un po' di turbolenza nel sottovento fronte Garden, me l’aveva detto Alessandro nel Tandem didattico, “se c’è ovest, cerca di non arrivare troppo sotto il Garden, perché tende a mollarti giù”  a 15 secondi dall’atterraggio sono convintissimo che se proseguo con questa traiettoria, finisco nella siepe davanti al Garden, ma è tutto calcolato, il controvento mi rallenta deciso,  viro dolce fino a 7, 8 metri da terra, mi raddrizzo, alzo le mani  e quando penso di iniziare a raccordare, praticamente  ho già il sedere ad un metro da terra!!! Atterro di culo, sulle santissime morbidose protezioni  dell’imbrago, impatto forte di talloni, rimango pure un po' shockato dall’accaduto, non capisco bene cosa ho sbagliato, è come se da +6m a +1m mi avessero spento la luce  e mi fossi ritrovato sedere a terra, davvero una brutta sensazione, zoppicherò due tre giorni, ma mai in presenza di mia moglie ;) . Fabio mi spiega l’accaduto e di come nel momento esatto di ingresso in finale il vento abbia girato di quei 30° creando quel fastidioso rotore che effettivamente, un po' mi ha messo giù non sapendo gestire bene il pendolamento, tutto fa scuola, oggi ho imparato  bene l’effetto  sul vento degli ostacoli in atterraggio.


Le “grandi” manovre.

Ossia, tutto ciò che potrebbero chiederti di fare all’esame. No, niente wing-over spinti, No niente stalli controllati con mani sotto al culo e nemmeno recuperi da configurazioni inusuali solo LE BASI del volo!

360°

La prima cosa da imparare sono i 3 e 60, si, perché sono davvero la BASE del nostro sport, vuoi imparare a termicare? Vuoi semplicemente ATTERRARE? Se non sai curvare ragazzo mio, qua va a finire peggio che in discesa con gli sci da fondo se non sai fare un minimo di spazzaneve. Non ci vuole un genio per imparararli, basta ricordarsi per prima cosa di guardare DOVE si vuole andare, una volta capito che non si taglia la strada a nessuno, caricare il peso all’interno della curva e poi infilarci un po' di comando, con grazia, assecondando un pò la vela, se l’aria è calma vi sembrerà di entrare in una rotaia, da quanto vi viene facile, un po' più attenzione per i concatenati, destra sinistra, ma insomma, basta un MINIMO di coordinazione. Se c’è vento, si modula un po' la virata e la trazione sul comando interno in modo da farli il più circolari possibili.

Pilotaggio con “posteriori”:

Siete in volo e vi siete accorti di avere un solo comando in mano perché si è sciolto il nodo che lo teneva al suo cordino? Poco male, è una remota possibilità ma a scuola ti insegnano anche a pilotare la vela senza comandi, con lo spostamento del peso, usando le sole bretelle posteriori, anche questa manovra, è roba facile facile da imparare e non si sa mai, magari il giorno dell’esame te la chiedono.

Orecchie:

 Volete cavarvi da un ascendenza divenuta un po’ troppo insistente? State indietreggiando verso il cielo nero invece che avanzare nonostante lo speed a manetta? Volate da 5 ore e vi siete appena accorti che a quest’ora dovevate già essere a casa da un pezzo a mangiare dai suoceri?  Un falchetto non sta apprezzando il fatto di aver deciso di volare a 50 metri dal suo nido e vi grida minaccioso? E’ il caso di togliere il disturbo in fretta e se lo speed non basta, fate le orecchie. Manovra salvavita in brutti momenti, facile da mettere in pratica, basta tirare con decisione i cordini A fissati al bordo d’attacco più esterno alla vela, un metro, un metro e mezzo per parte, quel tanto che basta per farvi scendere in maniera controllata mantenendo la piena governabilità della vela. Diciamo che la prima volta che la si fa, si può avere l’effetto, “fammi prima controllare dov’è la maniglia dell’emergenza che mi sa che se tiro sti cordini qua, si chiude tutto, precipito e muoio malissimo” ma in fin dei conti è poca roba, manovra facile, anche questa.

LE INVERSIONI DI ROLLIO: (appositamente scritte in maiuscolo)

 No ragazzi, qua si parla di coordinazione e se non ce l’avete, sarà dura, durissima farle bene. La coordinazione ce l’ho sempre avuta fortunatamente, ma è l’avuta il vero problema. Ho imparato ad andare in Snowboard guardando i tutorial su youtube, GIURO! vuoi che non impari anche a fare le inversioni di rollio alla stessa maniera? Ma dai, cosa vuoi che sia, è una banale altalena con un asse in più! Ero o non ero il fuoriclasse dell’altalena all’asilo delle suore? Ah le pischelle si scioglievano quando gli facevo il saltino allargando le catenelle al culmine dell’oscillazione, fino a quando Valeria mi disse “Bravo, sembri volare” e io volai, volai di faccia, lungo, disteso, per terra. Dolore, molto dolore.


Volo 5:

La Radio fa “Ok Alvin adesso proviamo le inversioni di rollio” rapida “RI”spiegazione sul modus operandi da parte di Fabio; “Ok Alvin, le devi innescare morbide con una breve virata di 45 gradi a destra o a sinistra, e poi, sposti il peso, dai un po' di comando,  senza esagerare, cerchi di sentire la vela che ti “richiede” un po' il comando, cambio, dentro ancora, comando, rilasci e cambio, e così via, sentirai proprio la vela che  ti accompagna nella manovra”. Mi pare chiaro no? Certo ma, NO! Niente, la mia vela non mi asseconda per nulla e se ne va per i fatti suoi, Fabio dice che sono fuori tempo e devo dare meno comando, mi partono dei vuoti di stomaco che manco il “top spin” al luna park, no, non ci siamo, “Alvin sospendi e riproviamo  quando ti senti pronto”. Ci riprovo, obbrobriose, stavolta troppo poco comando, troppo fiappe, troppo fuori tempo, inguardabili, peggio di prima. Provando solo con il peso mi vengono carucce ma un filo di comando per renderle belle tonde, bisogna darglielo ma io faccio casino e mi scoordino. Con le inversioni non è proprio stato amore a prima vista come accadde con mia moglie 25 anni fa, ma a quel tempo oltre al fascino avevo la coordinazione, si! La coordinazione, è il segreto di tutto!!! Ho dovuto provarle e riprovarle per almeno altri 6 o 7 voli e sempre precedute dal mio gioioso “Occacchio” prima di sentire finalmente alla radio un  “Oh, bene, queste erano davvero belle, morbide, e tonde come devono essere” .

Volo 14

Il mio quattordicesimo volo, vale un capitolo a sè, già, perché se i primi 13 sono stati più o meno delle piatte planate causa orari borderline per trovare termica uniti alla scarsità del pilota quando magari si sarebbe potuto girare qualcosa, il quattordicesimo volo, è stato “LA SVOLTA”.

Monte Grappa, Decollo “Tappeti” 865m s.l.m. 8:30 del mattino, le vele giacciono stese  sul sintetico in attesa che le tre maniche a vento del decollo girino la loro bocca a SUD, verso il pendio. Giornata strana, c’è un  EST, un po' “impetuoso”per il decollo di noi “studenti”, aspettiamo, poi di colpo la radio “ciausca” un “sldkfj re  su in paghrstone” eh? Nessuno capisce nulla, poi riprende con un nitido “Sto controllando la stazione meteo di Cima Grappa, sembrerebbe buono per il “Panettone”, cosa dite, ripiegate e andate su?” Non ce lo facciamo ripetere due volte e alla fine della frase le vele son già infiocchettate nella sacca rapida. “PANETTONE”= 1564m di quota,  5500m più a Est, di qui, a 6 km dall’atterraggio, se sarà una semplice planata, sarà una planata di almeno almeno 20 minuti “Vista Mare”.

25 minuti e siamo al decollo, del mare manco l’ombra, ad est i primi cumuletti precludono il nostro orizzonte, Nadia ci ordina di imbragarci e prepararci in fretta, Cima Grappa ha già il “cappello”, e per noi potrebbe esser questione di 5, 10 o 15 minuti. Oggi ho anche il Vario ribattezzato “l’ALVario” visto che è auto costruito partendo da un progetto trovato online su piattaforma Arduino, roba da smanettoni, “Don’t try this at home”… chissà se funziona. Parto per ultimo, pratone stupendo che scende verso la pianura, 10 passi e sono in volo, Nadia ci guida dal decollo per farci uscire un attimo verso la pianura e renderci subito visibili a “Fabio occhio di Falco” che dalla radio, non fa che ripeterci che stamattina, abbiamo proprio pescato il Jolly visto che nonostante l’ora (sono le 9:30) le prime termiche hanno già iniziato a staccarsi dai pendii, “Q-LO” per non scrivere parolacce.

Accendo il Vario dopo qualche minuto in corrispondenza di una cresta di una valletta che risale l’erta  e inizia subito a bippare, “bah, è una ciofeca penso”Fabio, a 5 km, (CINQUE KILOMETRI) mi dice, “sei in un buon posto per trovare qualche ascendenza, se il vario suona, conti grezzamente fino a 3 e se “tiene”, gira dalla parte in cui ti sembria“tirare” di più”. Detto fatto, la fortuna del principiante mi accoglie tra le sue braccia,  giro ignorante a destra, leggo di sfuggita 1350 sul vario +0.9,  giro, una, due, tre volte, mi faccio  scarrocciare come una foglia al vento, la termica è gentile  e mi fa risalire di una 40ina di metri prima di sputarmi fuori nella discendenza sottovento, inutile dire che già solo nella successiva virata di 180° per provare a riprenderla perdo almeno 60m ma caspita, è una figata sto gioco!!!! Ripasso mentalmente la lezione di ”TECNICA 3” e del capitolo su come girare una termica, “se devi farti sputare fuori, cerca di essere sopravento, così inverti la rotta in un attimo e se  sei fortunato in men che non si dica sei di nuovo dentro” ci spiegava Fabio,  seguiranno 35 concitati minuti, a ricamare in aria cerchi a caso, puntando i falchetti che termicano più bassi di me per andare praticamente a colpo sicuro, sempre sotto l’occhio attento e vigile dell’istruttore Fabio al quale delle volte vorrei leggere il pensiero quando ci vede  sbagliare termiche talmente evidenti che pare solo mancargli un palloncino ad elio nel mezzo con un cartello con su scritto: “girare qui” per girarle. Ci lascia fare, badando solo a redarguirci per riportarci sulla retta via quando proviamo ad andare a girare più vicini al costone  perché “là, sembra tirare di più”. Alla fine del giro in giostra non so se son più contento e soddisfatto dei 45 minuti di volo o del fatto che ho perso 7 sere della mia vita a saldare componenti su una scheda elettronica che “Oh cavolo, funziona sto ALVario”  ma no non ho dubbi, è stato per i 45 minuti!!!!

 Vi ricordate la storia del Virus del volo di cui vi parlavo nel precedente articolo di VOLO LIBERO di LUGLIO? Ecco, penso che ogni cura da ora in avanti, sia un inutile accanimento terapeutico.


16 Settembre 2020, Feltre, atterraggio Boscherai.

Venghino Signori venghino, gli esaminatori distribuiscono i quiz per la prova di teoria, c’è chi impallidisce, io no, l’argomento mi piaceva ed ho studiato, paura ZERO e un solo obiettivo: ZERO errori! Il quiz me lo bevo facile, saprò poi in seguito, che ho fatto veramente ed orgogliosamente  ZERO errori, pf, dai, avevate dubbi?

Ciak si vola, prova pratica: poco prima in atterraggio ci viene spiegato il circuito di avvicinamento previsto, C destro sul campo da rugby,sottovento, base, finale e via a mirare il “centro” sull’atterraggio. In volo invece, ci sarà da eseguire in successione orecchie per 10 secondi con mantenimento della direzione, un 360 destro e uno sinistro concatenati badando bene al mantenimento della direzione in uscita e inversioni di rollio, “le T@@ie.

Visto il vento dai quadranti orientali viene scelto il decollo Est. Ci disponiamo in due file, apriamo le vele 4 alla volta, l’esaminatore ci raccomanda di non andare a piantarci sugli alberi di sinistra specificando che “oh ragazzi, sono là e sono fermi, se ci andate addosso, è perché lo volete voi!” Sulla sinistra per mantenere un po' di pepe invece, niente alberi ma una bella fila di cespugli. Il pendio non è molto ripido e il vento è debole, ci sarà da correre, ZERO problemi. Parte il primo e fa passare la vela a non più di un metro dal pino, tra il generale mutismo ed un: “Eccolo, eccolo, eccolo”…penso sia comunque stata la forza del pensiero degli altri  esaminandi a non far colledere l’ignaro futuro pilota contro la lussureggiante conifera. L’esaminatore si gira verso di noi un po' basito ed esclama “Caspita oh, fortuna che ve l’avevo detto no?” Seguiranno una dozzina di decolli, più o meno fatti bene ma tutti fortunatamente lontani dal pino. E veniamo al N° 13, Dotto Alvin, prego: “Na toccatina ai maroni per il numero” Check fatto bene, aspetto il vento buono e parto, decollo fatto bene, ho una decina di minuti per godermi il panorama e mordermi le dita per le termiche che ribolliscono sotto di noi ma che non possiamo girare causa esame, mannaggia, guardo le manovre  di Marina che mi precede, fa delle inversioni di rollio che paiono pennellate nel cielo, da quanto le fa bene. Tocca a me, arriva dalla radio un:“Ok Alvin, quando vuoi, puoi iniziare le manovre” un bel respiro, orecchie: perfette. 360: fatti col compasso. Inversioni di rollio. Eh niente, mi parte il solito “Occacchio” preambolo di scarse prestazioni,innesco, controvento pieno, si sente, le prime 4 sono fiappe,  brutte, davvero brutte, le successive dai, non erano male… silenzio, mi aspetto di essere cmq ripreso perché più ci penso e più le ricordo tristi, vedrai che per salvarmi mi diranno: “Scusa stavamo guardando l’atterraggio di Marina, ce le puoi rifare?” e appena termino di pensarlo la radio gracchia, io esclamo “sono fottuto” ma è solo per richiamare un pilota che sta andando un filo troppo lungo. “Sono salvo”.

Atterraggio perfetto, C fatto bene, atterro a non più di 5 m dal “centro” ma l’importante era la sicurezza e la morbidezza, rispetto alla precisione, ci avevano detto al briefing.PROMOSSO!

Insomma, dopo 35 voli, sette mesi e una pandemia, sono diventato finalmente un “PILOTA” e vuoi non festeggiare con un Hike&Fly domenicale? Caltrano (VI)260m slm, alle 7 in punto attacco l’erta che 6km e un ora e 50 minuti dopo mi porterà al decollo di quota 1350m di Malga Foraoro, uno sterminato pendio disposto a SUD con tanto di manica a vento e pedana per i delta. Purtroppo, Antonio il mio compagno di merende mi da buca a causa di impegni famigliari, così in decollo mi ritrovo io, 4 anziani che mi guardano con le mani dietro la schiena e una manica a vento viola? Porta bene il viola?Se sei un pirla NO!. Ho un po' di ansia lo ammetto, ma il decollo a parte un fondo leggermente sconnesso è uno spettacolo, nessun ostacolo per almeno 150-200m in discesa, si può tranquillamente sbagliare senza finire su baratri/alberi o cespugli, solo erba, ci si può incartare, fare il fiocco tornare su e ripartire (nel caso) praticamente  un invito a nozze.

Stendo la vela, mi faccio il check, un ultima sbirciata alla vela e… ma com’è? tutto il bordo d’attacco ripiegato su se stesso? Mannaggia, cosa faccio? Di chiedere ai guardoni di sistemarmi la vela non mi pare il caso, non li vedo per nulla atletici, non vorrei dover chiamare l’elicottero per uno che si è rotto un femore per andare ad aprire una vela mezza chiusa… ci penso su. Un filo di vento risale il pendio, mi dico “dai, si aprirà” e cmq anche se non si apre, dove vuoi che vada, mi fermo 10 metri più sotto, ma si, non c’è Nadia, proviamo! (Pirla) Sono esattamene nella situazione di quando a 13 anni la mamma ti dice “Se ti becco che fumi, le prendi” tu vai al parco e il tuo migliore amico ti dice oh senti qua, fai un tiro, senti che figata” Scusa “mamma” Nadia, #volevosolofareuntiro. “Parto quindi già col senso di colpa e la consapevolezza di fare una stronzata pazzesca, ma dalla mia, ho tanta mousse sotto al culo e un pendio luuuuuunghissimo, per interrompere quando voglio. Andiamo, via, si parte, dopo 2 metri la sento già storta sugli spallacci, dopo  5, è sulla mia verticale ma obliqua ed irrecuperabile, tre quarti si era incredibilmente aperta, ma dentro di me sento chiaramente “mamma” Nadia sbraitare: “Alviiiiiiiiiiiiin tira giù tuttooooooo” e così, al 36esimo volo, abortisco il mio primo decollo, sono un pirla era già scritto in partenza, ma è un decollo bellissimo e non c’era alcun rischio, se non quello di finire culo a terra(fatto). Vabbèh sapete la storia di San Tommaso no? Faccio il fiocco e risalgo, due dei 4 pensano di aver visto abbastanza, capiscono che non hanno nulla da imparare e se ne vanno o forse, non vogliono assistere ad un altro suicidio annunciato (Cheffigura dimmmèr). 5 minuti per risistemarmi, altri 2 a guardare la manica a vento  aspettando che si sistemi, eccola! Gonfiaggio da manuale, rincorsa perfetta, 4 passi? Oppela, manca solo Nadia a dirmi il solito “Bravo Alvin” ma vabbèh, con quello che ho combinato poco fa!!! Mi involo con uno “Yahoo” udibile ad un km di distanza “Lo scagagnaro” (ultimo pulcino della nidiata) ha lasciato il nido, 15 minuti di planata e atterro pure con il mio miglior atterraggio di sempre. Ringrazio chi mi ha istruito per arrivare fino a qua, Fabio e Nadia di “Manta Paragliding  School” di Borso del Grappa, Grande scuola, Grandi persone, Grandi istruttori (La G maiuscola, non è un errore, è dovuta). E Domenica? Un nuovo decollo, e un nuovo atterraggio.

Ciak: SI VOLA!

 




 

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