La manica a vento resiste obliqua, accarezzata dalla timida
termica del mattino che risale il pendio, il silenzio interrotto solo dalla
voce di Nadia che esclama: “Prova radio per Alvin, prova radio, mi senti? Ok”
breve pausa, un’altra occhiata alla manica penzolante,i battiti salgono ed il
pendio che pareva un autostrada adesso mi pare cortissimo, “oddio, ma quei
cespugli lì in fondo sono sempre stati così alti?” Un bel respiro e poi arriva il
via libera per il cielo: “Ok Alvin, Quando Vuoi, puoi andare” il mio primo volo
alto da solista, inizia! Vuuuuuup e no! Fermi tutti, riavvolgiamo un attimo il
nastro, questa storia va raccontata come si deve.
Primo Campetto 23 Febbraio 2020
Il mio primo “UAU” alla vista di un parapendio, risale alla
fine degli anni 90, DOLOMITI, Cadore, Auronzo di Cadore, “Camignada poi siè Refuse”
(Camminata per i sei Rifugi) storica corsa a piedi in ambiente montano con
partenza da Misurina e arrivo ad Auronzo di Cadore passando per le “Tre Cime di Lavaredo”.
Cosa c’entra il tutto con il volo libero? Manifestazione
satellite di quell’evento era una gara di parapendio con decollo dalle parti dell’Ajarnola o almeno, così mi pare di
ricordare. Non so se fosse addirittura un Hike&Fly , di sicuro c’era un
atterraggio di precisione da fare, predisposto su un “target”, un grosso telo
biancorosso con grandi cerchi concentrici disteso su un materassone accanto al
Palaghiaccio di Auronzo. Avevo 11 forse 12 anni, e quel giorno, mentre
aspettavo l’arrivo dei primi podisti, la mia attenzione fu tutta calamitata da
quei cosi volanti, si, perché quello era il periodo in cui le vele, per forma,
erano solo lontane parenti di quelle attuali, tutt’altra cosa rispetto alle
forme piatte ed allungate di quelle da Acro
moderne o un CCC da gara. I pionieri che
praticavano il parapendio erano amorevolmente descritti da mia madre come: “temerari,
stuntman”, o fuggiaschi probabilmente appartenuti alla legione straniera, o ex tossici che
avevano provato un po’ tutte le droghe senza trovare lo sballo vero in nessuna
di esse o il più delle volte tutte e quattro le cose assieme.
Si insomma, mia madre non me l’aveva mai dipinto come il
migliore degli sport outdoor e a dirvi la verità, non so perché, mi aveva perfino insinuato il dubbio che mai
avrei potuto “ala munito” spiccare il
volo da un pendio per andare a volteggiare lassù, “dove osano le aquile”(Non
che l’abbia ancora fatto eh?! Sia chiaro).
Gli anni passano e a distrarmi da quella “inSANA?!?” voglia di volare, arrivano
altre passioni, il calcio, lo sci, la pesca a mosca (No, non sul Danubio), lo snowboard,
fino al grande amore: l’Ultratrail, passione che in una decina d’anni mi portò
a correre un po’ qua e un po’ la sulle nostre amate montagne con modeste
soddisfazioni. Nel frattempo a tarparmi del tutto le ali arrivarono nell’ordine:
una fidanzata divenuta moglie, un matrimonio, Ruben ed Anita, i mie figli, si,
insomma, contando che dovevo anche pur lavorare e dormire almeno una manciata
di ore per notte, non avevo il tempo materiale per dedicarmi seriamente ad un'altra
passione, anche se corricchiare sui pendii del Monte Grappa vedendomi volteggiare sopra la testa decine e
decine di vele colorate, mi faceva un po' sognare ad occhi aperti.
E così, riprendevo a
correre, sguardo a terra, con la voce di mia moglie che mi riecheggiava in
testa tra neurone 1 e neurone 2 recitando: “Si ci mancherebbe solo quello, non
ti basta abbandonarmi a casa coi bambini per giornate intere per spararti Ultratrail
da cento e più km in montagna? Hai bisogno
anche del parapendio adesso? Ma figurati!”
Arrivò così il 2017, anno
in cui terminai la grande corsa, “L’Ultra Trail del Monte Bianco”, 170km, diecimila
metri di dislivello positivo e diecimila di negativo,per fare un paragone,
l’UTMB sta all’ultratrail, come l’X-Alps
sta al parapendio per intenderci. Al mio “X-Alps” ci arrivo dopo anni di corse
qualificanti e sorteggi mancati, e quando lo corro, per renderlo
indimenticabile, mi becco pure uno degli anni meteorologicamente peggiori, pioggia
fango e una tormenta di neve a -9 C° con raffiche a 70km/h sul Gran Col Ferret
ma sopravvissi e anche bene, il grande obbiettivo era stato raggiunto, mi siesi
sugli allori della “conquista” e mi calò inevitabilmente la MOTIVAZIONE, il
carburante numero 1 per la corsa in montagna.
2019, taglio un altro grande traguardo, i 40 anni. “DLIN
DLON” mi suonano alla porta “Ricky e Matteo”, coetanei, che per suggellare quota 40 hanno la brillante o
malsana idea di propormi un voletto in parapendio, in tandem, in termica, dal Monte
Grappa! Fu come lanciare un “fuminante” (cerino in italiano) dentro ad una
cisterna di benzina, SBANG!
Grazie alla fibra impiegai 27 secondi esatti da PC per aprire il link,
scorrere le offerte e cliccare il banner “Acquista Volo” su Groupon, “O raga,
io ho cliccato” gli dissi! Si vola, Si volaaaa, il virus era stato inoculato, bisognava solo attendere l’incubazione, di
Corona Virus ancora nessuna notizia ma già si vociferava che anche per questo
non ci fosse vaccino.
“Scusa Amo, per i 40 pensavo di andare coi ragazzi a fare un
volo in tandem in parapendio dal Grappa” dissi a mia moglie al telefono poco
dopo. Lei: “Beh oddio, ne parliamo stasera?” Io: “Ehm guarda, è successo un macello, ho confuso
la scritta “ACQUISTA SUBITO” con “PAGA IN SEGUITO, c’ero sopra col mouse, uno
sbalzo di tensione, un vuoto d’aria, un inversione di rollio, ho fatto clic ed
ho pagato “TRANSAZIONE ESEGUITA! Non so cos’e successo, ho prenotato” Lei: “Si
vabbè, ma solo perché fai 40 anni ma non farti venire strane idee eh!” ed io: “Eh?”
26 Ottobre 2019
Cielo sereno ed aria calma in Grappa, decine di vele
punteggiano il blu, un QUI pro QUOD con il pilota, un vento al limite
dell’assente, appaiato alla mia grande colpa di lasciarmi risucchiare nel
comodissimo imbrago al primo cenno di sollevamento durante la rincorsa, ci
fanno perdere l’accelerazione buona, vedo i cespugli venirmi incontro, Giulio,
il pilota, cava dal cilindro una magia (o era na botta de…) e siamo in volo,
nonostante tutto, non prima di aver praticamente abbracciato la verde chioma di un cespuglio a
fine pendio. “Ti abbiamo visto morto”, sussureranno esagerati davanti alla
birra i miei compagni di avventura in seguito… sputo giusto quelle 3 foglie, un
nido, un rondone, un ramo e mi arrampico sugli specchi scusandomi col pilota faccio
mea culpa dell’accaduto, mi vergogno come un cane, il volo inizia. Il proseguio
è l’opposto dell’ambaradam iniziale, quassù è calma, silenzio, poesia, brezza,
goduria di colori, il sole che cala dietro le Piccole Dolomiti ad Ovest, il
bosco dall’alto, il bippare del variometro che ogni tanto accendiamo per
“centrare” qualche buona ascendenza, i racconti delle mitiche avventure tra le nuvole di Giulio, un po’ di termica, quattro
virate allegre per l’adrenalina, atterraggio morbido sul velluto e arrivo. IL
VIRUS E’ DIVENTATO MALATTIA, non mi serve un tampone per capirlo.
Partono 2 mesi di bombardamenti “intelligenti” e pressing
costante per ottenere il “Nulla Osta”, no, non quello già indispensabile della
Questura, ma quello ancora più indispensabile della moglie, che esanime, dopo
66 giorni di stalkerizzante assedio il 31\12\2019 alle ore 19:24:43 secondi capitola, con un:
“Purchè torni a
regnare la pace in questa dimora, ti prego, preiscriviti”.
15 anni di matrimonio ed è ancora AMORE!!!
Nel dubbio “ME LO TATUO NEL BRACCIO e te lo faccio
controfirmare” le dissi…. Si sa mai che dopo i botti di Capodanno mi cambi
idea.
23 Febbraio: Presentazione del corso.
Nell’aula di Teoria della Scuola “Manta Paragliding School”
di Borso del Grappa, sono finiti i posti a sedere e c’è perfino gente in piedi.
Ho scelto probabilmente una delle scuole più blasonate del Nord Italia,
sicuramente tra le prime ad essere aggregata all’Aero Club d’Italia (La quarta
per la precisione). Scorrendo la provenienza degli altri compagni di corso, scopro
che io che abito a 45 km di distanza, sono il più “comodo” all’aula. Oh, se
devo imparare a veleggiare nel vento appeso a due moschettoni, è il caso di
mettermi in buone mani no? In cattedra siede Fabio Loro, istruttore dal 1997, curriculum da volatile
purosangue! Il buon Fabio, visto l’afflusso, fa poca propaganda e plana rapido a
mani alte su cosa viene richiesto a noi aspiranti Icaro. I posti sono “limitati”
ed è meglio sfoltire fin da subito per avere in startline solo gente davvero MOTIVATA. Fabio ci spiega in dettaglio tutti i waypoint
che dovremmo conquistare per presentarci all’esame finale per l’agognato
brevetto. Ci viene spiegato a grandi linee cosa prevede la normativa italiana e
cosa più importante, quello che invece la
Scuola si propone di insegnarti durante il corso per permetterti un giorno, più
o meno lontano, di farti decollare da un pendio, consapevole di ciò che stai
per compiere di lì a poco, capire il
perché e il per come di determinate scelte da fare in una precisa situazione,
perché di lì a poco saremo solo noi, una
decina di Kg di attrezzatura, il vento, le cime, l’instabilità, i rotori, il
windshear, 800m di aria sotto la selletta e nessuno che alla radio ti possa
aiutare dicendoti “ok, lo senti il vento che ti scarroccia ad est? Sei perfetto
per entrare in finale ma chiudi un po' di più quella virata altrimenti finisci
sugli alberi, bene così, morbida, ancora un po' sposta il peso, bene, mani
alte, lasciala volare, lasciala volare…”
Si insomma, non ce la vende come l’italianata burocratica
dovuta, la noiosissima lezioncina teorica pallosa per conseguire un pezzo di
carta che ti permetta di prendere il volo in regola, la scuola deve fare la
differenza! Fabio poi ci tiene a ricordarci che come tutti gli sport un po'
“spinti” il pericolo è proporzionale ai
rischi che uno vuole prendersi fermo restando che comunque, gli incidenti per
quanto uno possa adottare tutte le contromisure, accadono in tutti gli sport e
che la birra al bar, rimane sempre e comunque un luogo più sicuro del cielo
(sempre che non vi mettiate alla guida subito dopo) e a casa è bene tornarci sani e salvi senza
passare prima per qualche sala gessi. Facendola breve: Se siete qui per
IMPARARE a volare è un conto, se siete qui per fare i fenomeni in aria, forse è
meglio cercare un altro sport perché il cielo ci mette un attimo a darvi due
sberle e mettervi in riga, sempre che vi vada bene.
Dopo questo lungo preambolo, la presentazione del corso
prosegue in un campetto adiacente ad una zona di atterraggio dove non sembra
più di essere nella bucolica Provincia di Treviso ma par di essere che ne so? A
Lienz? A giudicare dalla lingua usata dai presenti, ma che ce ne frega, ognuno
di noi ha la possibilità di indossare per la prima volta un imbrago e provare
qualche gonfiaggio. Chi vuole provare per primo? Io Io Io, mi piace. Avevate
dubbi?
Learn To Fly!!!
Primo giorno di Scuola, mettiamo in saccoccia un paio d’ ore
di interessante teoria su cosa sia un Parapendio, come è fatto, di cosa è fatto
e qual è la “magia” che lo fa volare. Farciamo il tutto con qualche accenno
sulla sicurezza, l’imbrago, la selletta, l’emergenza, i cosciali allacciati, i
cosciali allacciati, i cosciali allacciati e i cosciali allacciati, ho detto
che è BASILARE allacciarsi i cosciali?. Ecco, una cosa molto importante che
Fabio vuole marchiarci a fuoco in testa è, l’ALLACCIO dei cosciali che nel
parapendio è più importante che infilarsi un casco in moto, mooooolto di più.
Dopo due ore di teoria si va in campetto, o meglio, proviamo ad andare in
campetto, perché dopo 20km scopriamo che il contadino la mattina stessa ha
irrorato la base con abbondante liquame, risultato? Campetto inutilizzabile e spostamento
dello stesso causa condizioni del vento sfavorevole a 50km di distanza.
“Ragazzi va bene lo stesso o rimandiamo?” Chiede Fabio, io ho un mancamento,
caspita, non ho nemmeno dormito stanotte al solo pensiero di staccare 4 secondi
i piedi da terra e mi spezza così il cuore? Nessuno dei presenti ha il minimo
dubbio, “CI SI SPOSTA” io poi, quei 50km,
me li sarei sparati anche a piedi, infondo, ero o non ero un Ultratrailer?
Campetto, distribuzione Vele, Imbraghi, Caschi e Radio,
ognuno ha la propria, siamo in 9 ed oltre all’istruttore ci sono anche Nadia e
Francesco, due ottimi aiuto istruttore che spiegano e rispiegano quanto appreso
prima in aula e ciò che dovremmo fare di lì a poco. La radio invece permetterà
a Fabio di istruirci passo, passo, nei movimenti, durante i nostri tentativi.
Fabio si spiega talmente bene che almeno in 4 alla prima rincorsa grazie al
pendio buono e alla folata di vento giusta, staccano il biglietto per la prima
planata della loro vita, emozione e applausi. Tra i fantastici 4 però, non ci sono io “ Ma Por#ç!%$*§!” do la colpa al vento matto
e di traverso,la vela è sfuggente par godere di vita propria. La parte della
preparazione della vela come districare il fascio funicolare e controllare
l’imbrago, impugnare i cordini e il gonfiaggio, mi riescono anche bene, anche
perché fin qua, non serve na laurea, è quando bisogna capire i tempi della vela
che iniziano i casini, non ho per nulla la sensibilità, la freno troppo o parto
a correre a cazzo, scusate, volevo dire razzo, mentre lei è ancora chissà dove,
o in quel momento il vento è morto o cavolo, tutto giusto ma arrivo a velocità
di stacco praticamente infondo al pendio e il massimo che riesco a fare è una specie
di saltino indotto sbattendo le braccia (ali) come un tacchino, inguardabile!
Dopo un’ora e mezza di tentativi su e giù dal pendio sono un
po’ rammaricato, l’istruttore annuncia: “Ultima discesa e poi iniziamo e
ripiegare”. Eh no perdinci bacco, per non dire “Razzo” mica posso andare a casa
così, ultima risalita, risistemo tutto, sono pronto, prontissimo, un alito di
vento perfettamente in fronte a me,(culo, o fortuna, fate voi!) si può fare razzo, si può fare, la radio
gracchia “Bene Alvin, quando vuoi” Gonfiaggio perfetto,(o almeno per la mia
attuale tecnica) la vela sale, mollo le A, una sbirciata sulla verticale, la
sento sull’imbrago, la freno quanto basta perché non “scappi via”, (e siamo a
due miracoli di fila) mi butto spalle avanti, peso sull’imbrago, (per dio,
siamo a 4 miracoli di fila) le gambe aumentano i giri, “BRACCIA ALTEEEEEEE” mi
urla Fabio dalla radio, sento che la vela inizia a “portarmi” 2 secondi, forse 3,
e mi trovo a correre nel vento…30 forse 40m di planata, 3, 4,m di altezza,
addirittura il tempo di correggere la “rotta” in volo, trazionando un po’ il
freno su indicazione di Fabio, la radio rigracchia “Giù tutto” freni al culo e atterraggio
PERFETTO. E’AMORE!
Campetto 2
E’ un tranquillo mercoledì pomeriggio, nuova location, meno
pendio, Fabio ci fa un ripasso sulla corretta tecnica, ripassiamo i movimenti
esatti, cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare, al primo giro ho il vento
troppo di traverso per le mie capacità, tentenno quei due secondi a ficcarmi
sotto la vela e freneggiare dalla parte opposta dalla quale pendola
(freneggiare me lo sono inventato io tranquilli) quel poco che basta per
mandare all’aria la rincorsa, nada, vela a terra, sono ormai giù dal pendio, faccio
il fiocco e torno su.
Secondo tentativo, faccio casino, freno un po’ troppo la
vela sulla verticale che sto giro era salita bene e nell’imbaucamento del
momento non ho un buon tempismo, mi incasino, la vela pendola avanti e indietro,
smanaccio, sono il suo jojo, mi stacca da terra giusto per farmi un piacere per
2 forse 3 metri, un balzo, più che un volo, NO BENE.
Terzo tentativo, cambio vela, pioviggina, questa sale che è
un piacere, freno il giusto, rincorro meglio e stacco, 10, forse 15m?non
TANTISSIMISSIMO ma abbastanza per farmi le pupille a forma di cuore.
Seguiranno altre discese ma causa assenza di vento, bassa
pendenza, tecnica scomposta e sensibilità che? Cosa dovrei sentire?, mi
limiterò a calpestare erba e non più cielo.
Campetto 3 AFTER COVID!
E venne il 17 Maggio dopo due mesi di “Lock Down” in settimana
arriva il via libera da “AeCI” per la ripresa delle attività anche per le
scuole di volo. Tra mille peripezie fatte di moduli di triage, mascherine,
disinfezioni e salti mortali da parte degli istruttori per applicare la nuova normativa
in tema di contenimento del “Corona virus”, oggi torno a riassaporare il
momento in cui la vela sale piena sulla verticale, le dai un colpetto di freni
per dirle che dovresti essere tu che
comandi, le dai una sbirciatina per vedere che sia tutto in ordine, e poi via,
assecondandola, rincorrendola all’unisono giù per il pendio, spalle avanti, braccia
alte all’indietro, gustandoti quell’attimo in cui l’erba seppur per pochi
secondi diventa cielo.
Giornata spettacolare, baciata dal sole, la scuola con
l’emergenza COVID non si è persa d’animo e settimanalmente il buon Fabio ci ha
ben intrattenuto su interessanti lezioni online dall’Aerodinamica alla Meteo,
Normativa, Primo Soccorso, Sicurezza ecc. insomma, non abbiamo fatto in tempo
ad annoiarci, la scuola ha continuamente nutrito la nostra voglia di volare. In
campetto ci arrivo carico come una molla, se si fa bene oggi, la strada è
pressoché spianata per il primo volo alto. Ho visionato su Youtube almeno un
centinaio di video sul corretto modo di partire, poi, capiti sulla pagina di Jean
Baptiste Chandelier e ti convinci che lui fa un altro sport, ma non importa,
allora torni a riguardare i video dei comuni mortali, quelli più chiari ed
esplicativi forniti dalla scuola sugli errori da NON fare, al momento del
decollo e ti pare di aver capito tutto, basta vi prego, datemi una vela, oramai
me la sogno di notte!!!
Sono le 9:30 del mattino e in campetto (un’ex cava, quella
del letame del primo campetto, ricordate?) il vento non ha ancora deciso da che
parte soffiare, il sole spacca di brutto e nei lunghi attimi di pausa in attesa
della bava buona, si suda che è un piacere. Dobbiamo cogliere l’attimo, al
momento l’attimo buono dura dai 20 ai 30 secondi in cui il vento soffia bene e
dritto, sono fortunato, al primo tentativo, stacco bene con un buon venticello,
ed il primo “volo” ben fatto è in saccoccia. Torno su, dispiego la vela ma il
vento è girato di 180°, con Federico per passare il tempo facciamo il fiocco
alla vela e andiamo dalla parte opposta della cava, erba altissima, è un
disastro districare bene i cordini, perdo il momento buono e il vento torna
dall’altra parte, gli altri 5 rimasti dalla parte opposta volano che è un
piacere. SIGH! Ci provo ugualmente ma ne
esce na roba brutta, davvero brutta, penso che Fabio sia distante e non mi
abbia visto, e invece mi dice per filo e per segno che cavolo ho combinato…
mannaggia oh, non gli sfugge niente eh?. Ritorno dall’altra parte e il vento fa
giudizio, tutti i video visti e stravisti compensati dagli insostituibili
consigli di istrutture e aiuto istruttore, coadiuvati da un probabile
allineamento dei santi e dei corpi celesti mi fanno fare 5 o 6 “planate” di
fila una meglio dell’altra. Fabio mi dice che ormai la tecnica l’ho recepita, si,
ci sono tanti piccoli particolari da sistemare ma l’intelaiatura è buona,
comincio finalmente a sentire la vela, in settimana volo didattico in TANDEM e
se tutto va bene, il prossimo fine settimana si VOLA, alti e da solisti!!!!
Venerdì 23 Maggio
Faccio un paio di doppi carpiati con avvitamento raccolto
all’indietro per uscire dal lavoro, inforcare la macchina ed arrivare a Borso
del Grappa in tempo, oggi, TANDEM Didattico!
Ai comandi: Alessandro, che prima di partire litiga con
occhiali e maschera da sci, e mascherine “FP2” che continuano ad appannargli la vista , eh si ragazzi, la
normativa prevede che per i voli in Tandem, causa CTA “Covid in The Air”
istruttore e allievo indossino per tutto il volo la mascherina. Il cielo non è
meraviglioso: è una compatta distesa di nuvole grigiastre che schermano il
sole; il decollo dalle “Casette” a quota 990m invece, è una cartolina!
Leggero vento da Ovest, rincorsa perfetta e siamo in aria,
Alessandro mi spiega la corretta procedura per “cadere” nell’imbrago e appena
siamo a debita distanza dal pendio mi cede i comandi e mi “impara” l’arte del
volo, andature, massima velocità, freni pizzicati, minimo tasso di caduta, gli
ripasso i comandi per mostrarmi “le
orecchie” ci spariamo un paio di 360, 2-3
virate a 90 gradi, comandi con bretelle posteriori, facciamo 7, 8 inversioni di
rollio quel tanto che basta per farmi ripresentare il pranzo e via verso
l’atterraggio, oddio, son proprio curioso di vedermi all’opera sulle inversioni
tra peso, comando, picchiata, cabrata, non è che ne abbia capito molto sulle
tempistiche. L’aria è tranquilla c’è solo un po' di Ovest e dopo 5 minuti siamo
sulla verticale del Garden per l’atterraggio, un paio di 360 per perdere
quota, bordiamo sottovento (caspita mi
sa che questo bordare è più marinaresco che avionico)traverso! Si chiama
traverso, arriviamo sul lato sopravento di campo 1 per fare un 8, una S per perdere
un altro po' di metri, rientrare controvento perfetti e in men che non si dica
siamo a pettinare l’erba di Campo 2 con la selletta. Grazie Ale, ho tutto in
testa per domenica, domenica? cosa c’è domenica? Domenica si salta giù dal
nido, primo volo alto, ciao, non dormo più, ve lo racconto la prossima volta.
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