martedì 9 giugno 2020

QUANDO TUTTO EBBE INIZIO


La manica a vento resiste obliqua, accarezzata dalla timida termica del mattino che risale il pendio, il silenzio interrotto solo dalla voce di Nadia che esclama: “Prova radio per Alvin, prova radio, mi senti? Ok” breve pausa, un’altra occhiata alla manica penzolante,i battiti salgono ed il pendio che pareva un autostrada adesso mi pare cortissimo, “oddio, ma quei cespugli lì in fondo sono sempre stati così alti?” Un bel respiro e poi arriva il via libera per il cielo: “Ok Alvin, Quando Vuoi, puoi andare” il mio primo volo alto da solista, inizia! Vuuuuuup e no! Fermi tutti, riavvolgiamo un attimo il nastro, questa storia va raccontata come si deve.



Primo Campetto 23 Febbraio 2020

Il mio primo “UAU” alla vista di un parapendio, risale alla fine degli anni 90, DOLOMITI, Cadore,  Auronzo di Cadore, “Camignada poi siè Refuse” (Camminata per i sei Rifugi) storica corsa a piedi in ambiente montano con partenza da Misurina e arrivo ad Auronzo di Cadore  passando per le “Tre Cime di Lavaredo”.

Cosa c’entra il tutto con il volo libero? Manifestazione satellite di quell’evento era una gara di parapendio con decollo dalle parti  dell’Ajarnola o almeno, così mi pare di ricordare. Non so se fosse addirittura un Hike&Fly , di sicuro c’era un atterraggio di precisione da fare, predisposto su un “target”, un grosso telo biancorosso con grandi cerchi concentrici disteso su un materassone accanto al Palaghiaccio di Auronzo. Avevo 11 forse 12 anni, e quel giorno, mentre aspettavo l’arrivo dei primi podisti, la mia attenzione fu tutta calamitata da quei cosi volanti, si, perché quello era il periodo in cui le vele, per forma, erano solo lontane parenti di quelle attuali, tutt’altra cosa rispetto alle forme piatte ed allungate di quelle da  Acro moderne o un CCC da gara. I pionieri  che praticavano il parapendio erano amorevolmente descritti da mia madre come: “temerari, stuntman”, o fuggiaschi probabilmente appartenuti  alla legione straniera, o ex tossici che avevano provato un po’ tutte le droghe senza trovare lo sballo vero in nessuna di esse o il più delle volte tutte e quattro le cose assieme.
Si insomma, mia madre non me l’aveva mai dipinto come il migliore degli sport outdoor e a dirvi la verità,  non so perché,  mi aveva perfino insinuato il dubbio che mai avrei potuto  “ala munito” spiccare il volo da un pendio per andare a volteggiare lassù, “dove osano le aquile”(Non che l’abbia ancora fatto eh?! Sia chiaro).

Gli anni passano e a distrarmi da  quella “inSANA?!?” voglia di volare, arrivano altre passioni, il calcio, lo sci, la pesca a mosca (No, non sul Danubio), lo snowboard, fino al grande amore: l’Ultratrail, passione che in una decina d’anni mi portò a correre un po’ qua e un po’ la sulle nostre amate montagne con modeste soddisfazioni. Nel frattempo a tarparmi del tutto le ali arrivarono nell’ordine: una fidanzata divenuta moglie, un matrimonio, Ruben ed Anita, i mie figli, si, insomma, contando che dovevo anche pur lavorare e dormire almeno una manciata di ore per notte, non avevo il tempo materiale per dedicarmi seriamente ad un'altra passione, anche se corricchiare sui pendii del Monte Grappa  vedendomi volteggiare sopra la testa decine e decine di vele colorate, mi faceva un po' sognare ad occhi aperti.
 E così, riprendevo a correre, sguardo a terra, con la voce di mia moglie che mi riecheggiava in testa tra neurone 1 e neurone 2 recitando: “Si ci mancherebbe solo quello, non ti basta abbandonarmi a casa coi bambini per giornate intere per spararti Ultratrail  da cento e più km in montagna? Hai bisogno anche del parapendio adesso? Ma figurati!”

 Arrivò così il 2017, anno in cui terminai la grande corsa, “L’Ultra Trail del Monte Bianco”, 170km, diecimila metri di dislivello positivo e diecimila di negativo,per fare un paragone, l’UTMB sta all’ultratrail, come  l’X-Alps sta al parapendio per intenderci. Al mio “X-Alps” ci arrivo dopo anni di corse qualificanti e sorteggi mancati, e quando lo corro, per renderlo indimenticabile, mi becco pure uno degli anni meteorologicamente peggiori, pioggia fango e una tormenta di neve a -9 C° con raffiche a 70km/h sul Gran Col Ferret ma sopravvissi e anche bene, il grande obbiettivo era stato raggiunto, mi siesi sugli allori della “conquista” e mi calò inevitabilmente la MOTIVAZIONE, il carburante numero 1 per la corsa in montagna.

2019, taglio un altro grande traguardo, i 40 anni. “DLIN DLON” mi suonano alla porta “Ricky e Matteo”, coetanei, che  per suggellare quota 40 hanno la brillante o malsana idea di propormi un voletto in parapendio, in tandem, in termica, dal Monte Grappa! Fu come lanciare un “fuminante” (cerino in italiano) dentro ad una cisterna di benzina, SBANG!
Grazie alla fibra impiegai  27 secondi esatti da PC per aprire il link, scorrere le offerte e cliccare il banner “Acquista Volo” su Groupon, “O raga, io ho cliccato” gli dissi! Si vola, Si volaaaa, il virus era stato inoculato,  bisognava solo attendere l’incubazione, di Corona Virus ancora nessuna notizia ma già si vociferava che anche per questo non ci fosse vaccino.
“Scusa Amo, per i 40 pensavo di andare coi ragazzi a fare un volo in tandem in parapendio dal Grappa” dissi a mia moglie al telefono poco dopo. Lei: “Beh oddio, ne parliamo stasera?” Io:  “Ehm guarda, è successo un macello, ho confuso la scritta “ACQUISTA SUBITO” con “PAGA IN SEGUITO, c’ero sopra col mouse, uno sbalzo di tensione, un vuoto d’aria, un inversione di rollio, ho fatto clic ed ho pagato “TRANSAZIONE ESEGUITA! Non so cos’e successo, ho prenotato” Lei: “Si vabbè, ma solo perché fai 40 anni ma non farti venire strane idee eh!” ed io: “Eh?”

26 Ottobre 2019

Cielo sereno ed aria calma in Grappa, decine di vele punteggiano il blu, un QUI pro QUOD con il pilota, un vento al limite dell’assente, appaiato alla mia grande colpa di lasciarmi risucchiare nel comodissimo imbrago al primo cenno di sollevamento durante la rincorsa, ci fanno perdere l’accelerazione buona, vedo i cespugli venirmi incontro, Giulio, il pilota, cava dal cilindro una magia (o era na botta de…) e siamo in volo, nonostante tutto, non prima di aver praticamente  abbracciato la verde chioma di un cespuglio a fine pendio. “Ti abbiamo visto morto”, sussureranno esagerati davanti alla birra i miei compagni di avventura in seguito… sputo giusto quelle 3 foglie, un nido, un rondone, un ramo e mi arrampico sugli specchi scusandomi col pilota faccio mea culpa dell’accaduto, mi vergogno come un cane, il volo inizia. Il proseguio è l’opposto dell’ambaradam iniziale, quassù è calma, silenzio, poesia, brezza, goduria di colori, il sole che cala dietro le Piccole Dolomiti ad Ovest, il bosco dall’alto, il bippare del variometro che ogni tanto accendiamo per “centrare” qualche buona ascendenza, i racconti delle mitiche avventure  tra le nuvole di Giulio, un po’ di termica, quattro virate allegre per l’adrenalina, atterraggio morbido sul velluto e arrivo. IL VIRUS E’ DIVENTATO MALATTIA, non mi serve un tampone per capirlo.



Partono 2 mesi di bombardamenti “intelligenti” e pressing costante per ottenere il “Nulla Osta”, no, non quello già indispensabile della Questura, ma quello ancora più indispensabile della moglie, che esanime, dopo 66 giorni di stalkerizzante assedio il 31\12\2019  alle ore 19:24:43 secondi capitola, con un:
 “Purchè torni a regnare la pace in questa dimora, ti prego,  preiscriviti”.
15 anni di matrimonio ed è ancora AMORE!!!
Nel dubbio “ME LO TATUO NEL BRACCIO e te lo faccio controfirmare” le dissi…. Si sa mai che dopo i botti di Capodanno mi cambi idea.

23 Febbraio: Presentazione del corso.

Nell’aula di Teoria della Scuola “Manta Paragliding School” di Borso del Grappa, sono finiti i posti a sedere e c’è perfino gente in piedi. Ho scelto probabilmente una delle scuole più blasonate del Nord Italia, sicuramente tra le prime ad essere aggregata all’Aero Club d’Italia (La quarta per la precisione). Scorrendo la provenienza degli altri compagni di corso, scopro che io che abito a 45 km di distanza, sono il più “comodo” all’aula. Oh, se devo imparare a veleggiare nel vento appeso a due moschettoni, è il caso di mettermi in buone mani no? In cattedra siede Fabio Loro,  istruttore dal 1997, curriculum da volatile purosangue! Il buon Fabio, visto l’afflusso, fa poca propaganda e plana rapido a mani alte su cosa viene richiesto a noi aspiranti Icaro. I posti sono “limitati” ed è meglio sfoltire fin da subito per avere in startline solo gente davvero MOTIVATA.  Fabio ci spiega in dettaglio tutti i waypoint che dovremmo conquistare per presentarci all’esame finale per l’agognato brevetto. Ci viene spiegato a grandi linee cosa prevede la normativa italiana e cosa più importante, quello che  invece la Scuola si propone di insegnarti durante il corso per permetterti un giorno, più o meno lontano, di farti decollare da un pendio, consapevole di ciò che stai per compiere di lì a poco,  capire il perché e il per come di determinate scelte da fare in una precisa situazione, perché di lì a poco saremo  solo noi, una decina di Kg di attrezzatura, il vento, le cime, l’instabilità, i rotori, il windshear, 800m di aria sotto la selletta e nessuno che alla radio ti possa aiutare dicendoti “ok, lo senti il vento che ti scarroccia ad est? Sei perfetto per entrare in finale ma chiudi un po' di più quella virata altrimenti finisci sugli alberi, bene così, morbida, ancora un po' sposta il peso, bene, mani alte, lasciala volare, lasciala volare…”

Si insomma, non ce la vende come l’italianata burocratica dovuta, la noiosissima lezioncina teorica pallosa per conseguire un pezzo di carta che ti permetta di prendere il volo in regola, la scuola deve fare la differenza! Fabio poi ci tiene a ricordarci che come tutti gli sport un po' “spinti”  il pericolo è proporzionale ai rischi che uno vuole prendersi fermo restando che comunque, gli incidenti per quanto uno possa adottare tutte le contromisure, accadono in tutti gli sport e che la birra al bar, rimane sempre e comunque un luogo più sicuro del cielo (sempre che non vi mettiate alla guida subito dopo) e  a casa è bene tornarci sani e salvi senza passare prima per qualche sala gessi. Facendola breve: Se siete qui per IMPARARE a volare è un conto, se siete qui per fare i fenomeni in aria, forse è meglio cercare un altro sport perché il cielo ci mette un attimo a darvi due sberle e mettervi in riga, sempre che vi vada bene.

Dopo questo lungo preambolo, la presentazione del corso prosegue in un campetto adiacente ad una zona di atterraggio dove non sembra più di essere nella bucolica Provincia di Treviso ma par di essere che ne so? A Lienz? A giudicare dalla lingua usata dai presenti, ma che ce ne frega, ognuno di noi ha la possibilità di indossare per la prima volta un imbrago e provare qualche gonfiaggio. Chi vuole provare per primo? Io Io Io, mi piace. Avevate dubbi?

Learn To Fly!!!

Primo giorno di Scuola, mettiamo in saccoccia un paio d’ ore di interessante teoria su cosa sia un Parapendio, come è fatto, di cosa è fatto e qual è la “magia” che lo fa volare. Farciamo il tutto con qualche accenno sulla sicurezza, l’imbrago, la selletta, l’emergenza, i cosciali allacciati, i cosciali allacciati, i cosciali allacciati e i cosciali allacciati, ho detto che è BASILARE allacciarsi i cosciali?. Ecco, una cosa molto importante che Fabio vuole marchiarci a fuoco in testa è, l’ALLACCIO dei cosciali che nel parapendio è più importante che infilarsi un casco in moto, mooooolto di più. Dopo due ore di teoria si va in campetto, o meglio, proviamo ad andare in campetto, perché dopo 20km scopriamo che il contadino la mattina stessa ha irrorato la base con abbondante liquame, risultato? Campetto inutilizzabile e spostamento dello stesso causa condizioni del vento sfavorevole a 50km di distanza. “Ragazzi va bene lo stesso o rimandiamo?” Chiede Fabio, io ho un mancamento, caspita, non ho nemmeno dormito stanotte al solo pensiero di staccare 4 secondi i piedi da terra e mi spezza così il cuore? Nessuno dei presenti ha il minimo dubbio, “CI SI SPOSTA”  io poi, quei 50km, me li sarei sparati anche a piedi, infondo, ero o non ero un Ultratrailer?

Campetto, distribuzione Vele, Imbraghi, Caschi e Radio, ognuno ha la propria, siamo in 9 ed oltre all’istruttore ci sono anche Nadia e Francesco, due ottimi aiuto istruttore che spiegano e rispiegano quanto appreso prima in aula e ciò che dovremmo fare di lì a poco. La radio invece permetterà a Fabio di istruirci passo, passo, nei movimenti, durante i nostri tentativi. Fabio si spiega talmente bene che almeno in 4 alla prima rincorsa grazie al pendio buono e alla folata di vento giusta, staccano il biglietto per la prima planata della loro vita, emozione e applausi. Tra i fantastici  4 però, non ci sono io  “ Ma Por#ç!%$*§!” do la colpa al vento matto e di traverso,la vela è sfuggente par godere di vita propria. La parte della preparazione della vela come districare il fascio funicolare e controllare l’imbrago, impugnare i cordini e il gonfiaggio, mi riescono anche bene, anche perché fin qua, non serve na laurea, è quando bisogna capire i tempi della vela che iniziano i casini, non ho per nulla la sensibilità, la freno troppo o parto a correre a cazzo, scusate, volevo dire razzo, mentre lei è ancora chissà dove, o in quel momento il vento è morto o cavolo, tutto giusto ma arrivo a velocità di stacco praticamente infondo al pendio e il massimo che riesco a fare è una specie di saltino indotto sbattendo le braccia (ali) come un tacchino, inguardabile!
Dopo un’ora e mezza di tentativi su e giù dal pendio sono un po’ rammaricato, l’istruttore annuncia: “Ultima discesa e poi iniziamo e ripiegare”. Eh no perdinci bacco, per non dire “Razzo” mica posso andare a casa così, ultima risalita, risistemo tutto, sono pronto, prontissimo, un alito di vento perfettamente in fronte a me,(culo, o fortuna, fate voi!)  si può fare razzo, si può fare, la radio gracchia “Bene Alvin, quando vuoi” Gonfiaggio perfetto,(o almeno per la mia attuale tecnica) la vela sale, mollo le A, una sbirciata sulla verticale, la sento sull’imbrago, la freno quanto basta perché non “scappi via”, (e siamo a due miracoli di fila) mi butto spalle avanti, peso sull’imbrago, (per dio, siamo a 4 miracoli di fila) le gambe aumentano i giri, “BRACCIA ALTEEEEEEE” mi urla Fabio dalla radio, sento che la vela inizia a “portarmi” 2 secondi, forse 3, e mi trovo a correre nel vento…30 forse 40m di planata, 3, 4,m di altezza, addirittura il tempo di correggere la “rotta” in volo, trazionando un po’ il freno su indicazione di Fabio, la radio rigracchia “Giù tutto” freni al culo e atterraggio PERFETTO. E’AMORE!

Campetto 2

E’ un tranquillo mercoledì pomeriggio, nuova location, meno pendio, Fabio ci fa un ripasso sulla corretta tecnica, ripassiamo i movimenti esatti, cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare, al primo giro ho il vento troppo di traverso per le mie capacità, tentenno quei due secondi a ficcarmi sotto la vela e freneggiare dalla parte opposta dalla quale pendola (freneggiare me lo sono inventato io tranquilli) quel poco che basta per mandare all’aria la rincorsa, nada, vela a terra, sono ormai giù dal pendio, faccio il fiocco e torno su.
Secondo tentativo, faccio casino, freno un po’ troppo la vela sulla verticale che sto giro era salita bene e nell’imbaucamento del momento non ho un buon tempismo, mi incasino, la vela pendola avanti e indietro, smanaccio, sono il suo jojo, mi stacca da terra giusto per farmi un piacere per 2 forse 3 metri, un balzo, più che un volo, NO BENE.
Terzo tentativo, cambio vela, pioviggina, questa sale che è un piacere, freno il giusto, rincorro meglio e stacco, 10, forse 15m?non TANTISSIMISSIMO ma abbastanza per farmi le pupille a forma di cuore.
Seguiranno altre discese ma causa assenza di vento, bassa pendenza, tecnica scomposta e sensibilità che? Cosa dovrei sentire?, mi limiterò a calpestare erba e non più cielo.



Campetto 3 AFTER COVID!

E venne il 17 Maggio dopo due mesi di “Lock Down” in settimana arriva il via libera da “AeCI” per la ripresa delle attività anche per le scuole di volo. Tra mille peripezie fatte di moduli di triage, mascherine, disinfezioni e salti mortali da parte degli istruttori per applicare la nuova normativa in tema di contenimento del “Corona virus”, oggi torno a riassaporare il momento in cui la vela sale piena sulla verticale, le dai un colpetto di freni per dirle che dovresti essere  tu che comandi, le dai una sbirciatina per vedere che sia tutto in ordine, e poi via, assecondandola, rincorrendola all’unisono giù per il pendio, spalle avanti, braccia alte all’indietro, gustandoti quell’attimo in cui l’erba seppur per pochi secondi diventa cielo.

Giornata spettacolare, baciata dal sole, la scuola con l’emergenza COVID non si è persa d’animo e settimanalmente il buon Fabio ci ha ben intrattenuto su interessanti lezioni online dall’Aerodinamica alla Meteo, Normativa, Primo Soccorso, Sicurezza ecc. insomma, non abbiamo fatto in tempo ad annoiarci, la scuola ha continuamente nutrito la nostra voglia di volare. In campetto ci arrivo carico come una molla, se si fa bene oggi, la strada è pressoché spianata per il primo volo alto. Ho visionato su Youtube almeno un centinaio di video sul corretto modo di partire, poi, capiti sulla pagina di Jean Baptiste Chandelier e ti convinci che lui fa un altro sport, ma non importa, allora torni a riguardare i video dei comuni mortali, quelli più chiari ed esplicativi forniti dalla scuola sugli errori da NON fare, al momento del decollo e ti pare di aver capito tutto, basta vi prego, datemi una vela, oramai me la sogno di notte!!!

Sono le 9:30 del mattino e in campetto (un’ex cava, quella del letame del primo campetto, ricordate?) il vento non ha ancora deciso da che parte soffiare, il sole spacca di brutto e nei lunghi attimi di pausa in attesa della bava buona, si suda che è un piacere. Dobbiamo cogliere l’attimo, al momento l’attimo buono dura dai 20 ai 30 secondi in cui il vento soffia bene e dritto, sono fortunato, al primo tentativo, stacco bene con un buon venticello, ed il primo “volo” ben fatto è in saccoccia. Torno su, dispiego la vela ma il vento è girato di 180°, con Federico per passare il tempo facciamo il fiocco alla vela e andiamo dalla parte opposta della cava, erba altissima, è un disastro districare bene i cordini, perdo il momento buono e il vento torna dall’altra parte, gli altri 5 rimasti dalla parte opposta volano che è un piacere. SIGH! Ci  provo ugualmente ma ne esce na roba brutta, davvero brutta, penso che Fabio sia distante e non mi abbia visto, e invece mi dice per filo e per segno che cavolo ho combinato… mannaggia oh, non gli sfugge niente eh?. Ritorno dall’altra parte e il vento fa giudizio, tutti i video visti e stravisti compensati dagli insostituibili consigli di istrutture e aiuto istruttore, coadiuvati da un probabile allineamento dei santi e dei corpi celesti mi fanno fare 5 o 6 “planate” di fila una meglio dell’altra. Fabio mi dice che ormai la tecnica l’ho recepita, si, ci sono tanti piccoli particolari da sistemare ma l’intelaiatura è buona, comincio finalmente a sentire la vela, in settimana volo didattico in TANDEM e se tutto va bene, il prossimo fine settimana si VOLA, alti e da solisti!!!!

Venerdì 23 Maggio

Faccio un paio di doppi carpiati con avvitamento raccolto all’indietro per uscire dal lavoro, inforcare la macchina ed arrivare a Borso del Grappa in tempo, oggi, TANDEM Didattico!
Ai comandi: Alessandro, che prima di partire litiga con occhiali e maschera da sci, e mascherine “FP2” che continuano ad  appannargli la vista , eh si ragazzi, la normativa prevede che per i voli in Tandem, causa CTA “Covid in The Air” istruttore e allievo indossino per tutto il volo la mascherina. Il cielo non è meraviglioso: è una compatta distesa di nuvole grigiastre che schermano il sole; il decollo dalle “Casette” a quota 990m invece, è una cartolina!

Leggero vento da Ovest, rincorsa perfetta e siamo in aria, Alessandro mi spiega la corretta procedura per “cadere” nell’imbrago e appena siamo a debita distanza dal pendio mi cede i comandi e mi “impara” l’arte del volo, andature, massima velocità, freni pizzicati, minimo tasso di caduta, gli ripasso i comandi per mostrarmi  “le orecchie” ci spariamo  un paio di 360, 2-3 virate a 90 gradi, comandi con bretelle posteriori, facciamo 7, 8 inversioni di rollio quel tanto che basta per farmi ripresentare il pranzo e via verso l’atterraggio, oddio, son proprio curioso di vedermi all’opera sulle inversioni tra peso, comando, picchiata, cabrata, non è che ne abbia capito molto sulle tempistiche. L’aria è tranquilla c’è solo un po' di Ovest e dopo 5 minuti siamo sulla verticale del Garden per l’atterraggio, un paio di 360 per perdere quota,  bordiamo sottovento (caspita mi sa che questo bordare è più marinaresco che avionico)traverso! Si chiama traverso, arriviamo sul lato sopravento di campo 1 per fare un 8, una S per perdere un altro po' di metri, rientrare controvento perfetti e in men che non si dica siamo a pettinare l’erba di Campo 2 con la selletta. Grazie Ale, ho tutto in testa per domenica, domenica? cosa c’è domenica? Domenica si salta giù dal nido, primo volo alto, ciao, non dormo più, ve lo racconto la prossima volta.

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Dal Primo Volo Alto al Brevetto

  PRIMO VOLO ALTO Prendete un pilota a caso e ditegli: “Sai,Domenica ho il mio primo volo alto” ti risponderà malinconico con   lo sguardo...