giovedì 4 marzo 2021

Dal Primo Volo Alto al Brevetto

 


PRIMO VOLO ALTO

Prendete un pilota a caso e ditegli: “Sai,Domenica ho il mio primo volo alto” ti risponderà malinconico con  lo sguardo estasiato in direzione  cielo esclamando: “Ah, il mio primo volo alto, che ricordi, quanti anni fa, me lo ricordo tutto, come fosse settimana scorsa”.

Con questo preambolo da libro cuore e con la mia memoria da pesce rosso, farei carte false per potermi portare “ON BOARD” un Action Cam per immortalare il tutto, ma l’istruttore Fabio è categorico, primi 20 voli, si fa come nei musei, “NO FOTO – NO VIDEO – NO PARTY” niente distrazioni! Piango dentro, IO, video maker inside che mi son portato appresso la mia action cam ovunque, Fabio, ti prego, ti porto la giustificazione scritta da parte dei miei 135  follower del mio Canale Youtube, si, si, avete letto bene, 135, mica 135 MILA, il mio è un canale di nicchia, di ALTISSIMI contenuti, poveri ragazzi, non posso spezzargli il cuore così, non pensi? Fu così che giocando la carta compassionevole, commosso da cotanta tristezza mediatica il buon Fabio acconsente all’utilizzo del preziosissimo supporto video a patto del giuramento solenne di premere “ON” 2 minuti prima di imbragarmi e “OFF” una volta messo il sedere a terra e con la sola possibilità di fissarla in un posto in cui non possa ovviamente interferire in alcun modo con le manovre di volo: “Dev’esser come se non l’avessi!” esclamò, detto fatto, GIURO GIURO GIURO!!!

La notte butta giù vagonate di acqua mentre a letto ripasso a mente la lezione di TECNICA 1 dal decollo all’atterraggio.  Domenica è prevista “buona” per i cacciatori di termiche, a noi “pivelli” per chiare ragioni di sicurezza, e per il fatto che non voliamo con il pannolone, evitiamo l’aria turbolenta e voliamo solamente in aria calma, quindi, al mattino presto o alla sera. In cielo il sole  riscalda già, raggiungiamo il decollo dei “Tappeti” a quota 835m. manco a dirlo, siamo i primi.  Sara, un allieva oramai prossima al brevetto  mi aiuta ad imbragarmi correttamente e a dispiegare la vela. “Buttate tutto ciò che avete intorno e che non sia la vostra vela nella tasca dell’imbrago” diceva una delle prime “leggi” della lezione di Fabio… ovviamente, preso da un po' di ansia da prestazione, vengo richiamato da Sara, che mi infila la sacca della vela e la custodia dell’action cam direttamente nella tasca del’imbrago.“Aaaaannamo, BBene” , prima pirlata: Fatta! Tutto tranquillo almeno fino a quando Nadia, l’assistente al decollo, sempre sorridente e alla mano, si fa d’un tratto silente, si avvicina piantandosi gendarmicamente di fronte a me. Mi attendo un “Favorisca patente e libretto”e invece si limita a squadrarmi da capo a piedi che l’X-Scanner del Check-in dell’aeroporto a confronto può “accompagnare solo”, mi “setaccia” al mm alla ricerca di una mia seconda pirlata giornaliera, sotto forma di una qualsiasi dimenticanza dalla lista del chek pre-decollo,  dunque: “Pin dell’Emergenza a posto, scarpe allacciate, cosciali allacciati, ventrale antidimenticanza allacciato , pettorale allacciato,  moschettoni agganciati, speed agganciati, vela a posto, cordini a posto, comandi liberi e cordini A in mano, casco allacciato,  radio accesa, check: “uno due tre prova” ok! SILENZIO, molto SILENZIO, Nadia avvicina la radio al viso e con gli occhi del killer  esclama: “Ok Fabio, Alvin,  è pronto”!!! Tum Tum-Tum Tum,Tum Tum-Tum-Tum, il cuore accelera, adrenalina in vena.

La termica che risale il pendio  imbocca decisa la manica a vento, vento a posto, traffico a posto, Nadia si scosta, mette da parte il manganello da gendarme, infila le vesti del miglior assistente e con voce gentile, soave e rassicurante  esclama l’”Abracadabra” che fa aprire lo Stargate per il cielo “Ok Alvin possiamo andare…”.

Interminabili attimi di silenzio.

“Non guardare gli alberi, non guardare gli alberi, guarda fuori in pianura, guarda fuori in pianura”, mi aveva detto poco prima durante il Briefing, quando, guardando verso il pendio, scorgevo solo qualche cespuglio e perfino le auto sulla statale 600m più in giù. Ora guardo avanti, ma non riesco a non dare un occhiata ai cespugli che adesso vedo alti come sequoie del parco nazionale dello Yosemite, rimetto in carreggiata la testa con un interiore “Ma dai scemo, ma come caspita ti possono venire in mente, adesso, a Borso del Grappa, le sequoie dello Yosemite?!

 Entro nel loop: “Gonfiaggio, vela sopra la testa, freno, controllo, peso sull’imbrago, mani alte, giù il gas e via andare” strizzo l’occhio al cespuglio che avevo abbracciato durante il tandem turistico 6 mesi prima e mi “involo” giù per il pendio, se becco una sequoia, me la porto in atterraggio per Dio, 5 passi e  sono in cielo!

Vado! Non un bel gesto atletico, dallo specchietto retrovisore vedo i giudici alzare diversi 6 e 7, addirittura un 8 di incoraggiamento, cazzate a parte, la rincorsa è un accrocchio di una cosa ben fatta ma Nadia mi aveva rassicurato, “Stai tranquillo, sono molto restrittiva, se vedo che qualcosa non è come dovrebbe essere, ti fermo all’istante”, per me è come la mano sicura della nonna quando dovevi attraversare la strada all’uscita da Scuola, come? Vostra nonna non è mai venuta a prendervi a Scuola? A pensarci bene, nemmeno la mia, anzi, un giorno o l’altro vi racconto di quando le è sfuggito il passeggino di mano e sono finito nel fosso, ma quella, è un’altra storia. Dicevamo:  io mi fido di “mamma” Nadia! Il pendio è ottimo, il vento di più, oggi da qui, si potrebbe decollare anche con un divano come ha fatto Hasan Kaval in Turchia!

Sono già a 50m dal pendio e Fabio, dall’atterraggio, con un radar da contraerea al posto dei bulbi oculari, mi pettina subito dalla radio con un: “Ti ho visto un po' titubante su quella rincorsa”, “perdincibacco” penso io, mi ha visto a 2 km di distanza e senza cannocchiale, comincio a capire perché c’è davvero gente da mezza italia che viene a farsi “IMPARARE” da lui, d’altra parte, se uno insegna da 30 anni, un motivo ci sarà no? Il resto sono prove di velocità all’aria, 3 e 60  fatti discretamente bene per esser la prima volta, un bel vento di traverso che mi scarroccia un po', la laguna che brilla 60 km ad EST, spettacolo puro, calma, aria fresca, mucche al pascolo, Fabio mi guida passo passo, con voce calma, di chi riuscirebbe a far atterrare un pilota orbo alla guida di in un 747 in fiamme su una portaerei nel mare in burrasca! Pare di averlo seduto dietro come nel tandem didattico, perfino nel trasferimento verso il circuito di atterraggio mi sorprende con un “il trasferimento verso campo 3 puoi farlo tranquillamente alla massima velocità, con le mani alle carrucole, 10 cm più alte di come le stai tenendo adesso”. Vorrei quasi dire “ca@@o”, ma ho paura che mi senta, ragiono un attimo e penso, beh, infondo infondo, adesso, sono solo 400m sopra di lui, chiunque può vedere chiaramente quanto freno stai dando a 400m di distanza.

Circuito di atterraggio a “C” sinistro, sono ancora abbastanza alto e ci stanno comodi  3 bei 360 per perder quota sopra campo 3, fare  un bel SOTTOVENTO lungo campo 2, girare i  primi 90° per entrare in BASE verso Ovest, altri 90° per imboccare il FINALE, leggere correzioni per mettersi bene controvento, mani alte ed occhi via dagli ostacoli, massima velocità ,4 secondi al contatto, raccordo, freni alle spalle, 2 secondi e giù tutto, 2 passi per fermarmi, altri 2  per far stallare del tutto la vela dietro di me e la fottuta voglia di ritornare su anche a piedi per rifarlo, ADESSO!!!

Volo 2: la “dura” realtà.

Giornata meteorologicamente instabile, nuvolosa al mattino, ampie schiarite alternate a piovaschi nel pomeriggio, vento pazzo che salta da sud ad ovest in pochi attimi. Alle 17.45 siamo ai tappeti, sede di lancio del mio primo volo alto, adoro la luce del tramonto, quasi come l’odore del napalm al mattino ma quello era un altro film. Sul pendio esposto a Sud c’è calma di vento, soffia svogliato a tratti  da Ovest, ma è poco convinto, così Nadia, l’assistente, vuol mettere alla prova il mio passato podistico, proponendomi di correre forte, giù per il pendio, l’ idea è di sfruttare uno dei lunghi momenti di ZERO  per farmi spiccare il volo, Sara la veterana, oramai a fine corso, prende il volo subito. Arriva la frase, “Ok Alvin, quando vuoi” , la manica a vento è un tubo vuoto appiccicato al palo, parto, la vela sale, la freno sulla verticale e al contrario del primo volo, stasera c’è da correre per spiccare nel blu, domenica bastarono 3 passi, oggi almeno 10,11, “cavolo”, 12,13, “ossignore”, 14, 15, “oh che vicini quei cespugli “16,17,”volooooo”!!!!! Tutto calcolato, ma santissimo e grande il cielo misericordioso, i rovi cespugliosi si fanno piccoli sotto di me, è fatta! Parto bene, anche se ammetto che la sensazione di quel “fine pista imminente” mi distrae un po' e non mi fa tenere le mani bene alte alle carrucole in decollo, Nadia me lo dice in stampatello maiuscolo alla radio “ALZA LE MANIIIIIIII” poi, per fortuna,  sorvola sul fatto che 3 secondi dopo aver staccato i piedi, mi lascio cadere comodo nell’imbrago, quando poco prima di partire mi aveva raccomandato: “Stai in piedi ed entra nell’imbrago solo quando te lo dico io, lontano dal pendio…”  ma oh, son distrutto, avrò corso 25m a tutta, mica è un Ultratrail questa! A 200m dal pendio, arrivano schiaffi folatosi da OVEST , che mi scarrocciano  ad Est, compenso di traverso, mi prendo dei riferimenti e vado via bene, Fabio mi fa fare due o tre, 360, per capire la differenza di girare col vento in faccia e girare  col vento da dietro, “Ah però, va che roba!” più che cerchi, faccio delle grandi ellissi, il vento in coda mi lancia e quando te lo ribecchi in faccia 180 gradi dopo, par di avere il vischio sull’estradosso da quanto ti sembra divenire impenetrabile  l’aria, par di esser sulle catenelle,  arrivo in atterraggio, l’ Ovest  non è forte e si va con il C destro, non è forte ma è quel tanto che basta per generare un po' di turbolenza nel sottovento fronte Garden, me l’aveva detto Alessandro nel Tandem didattico, “se c’è ovest, cerca di non arrivare troppo sotto il Garden, perché tende a mollarti giù”  a 15 secondi dall’atterraggio sono convintissimo che se proseguo con questa traiettoria, finisco nella siepe davanti al Garden, ma è tutto calcolato, il controvento mi rallenta deciso,  viro dolce fino a 7, 8 metri da terra, mi raddrizzo, alzo le mani  e quando penso di iniziare a raccordare, praticamente  ho già il sedere ad un metro da terra!!! Atterro di culo, sulle santissime morbidose protezioni  dell’imbrago, impatto forte di talloni, rimango pure un po' shockato dall’accaduto, non capisco bene cosa ho sbagliato, è come se da +6m a +1m mi avessero spento la luce  e mi fossi ritrovato sedere a terra, davvero una brutta sensazione, zoppicherò due tre giorni, ma mai in presenza di mia moglie ;) . Fabio mi spiega l’accaduto e di come nel momento esatto di ingresso in finale il vento abbia girato di quei 30° creando quel fastidioso rotore che effettivamente, un po' mi ha messo giù non sapendo gestire bene il pendolamento, tutto fa scuola, oggi ho imparato  bene l’effetto  sul vento degli ostacoli in atterraggio.


Le “grandi” manovre.

Ossia, tutto ciò che potrebbero chiederti di fare all’esame. No, niente wing-over spinti, No niente stalli controllati con mani sotto al culo e nemmeno recuperi da configurazioni inusuali solo LE BASI del volo!

360°

La prima cosa da imparare sono i 3 e 60, si, perché sono davvero la BASE del nostro sport, vuoi imparare a termicare? Vuoi semplicemente ATTERRARE? Se non sai curvare ragazzo mio, qua va a finire peggio che in discesa con gli sci da fondo se non sai fare un minimo di spazzaneve. Non ci vuole un genio per imparararli, basta ricordarsi per prima cosa di guardare DOVE si vuole andare, una volta capito che non si taglia la strada a nessuno, caricare il peso all’interno della curva e poi infilarci un po' di comando, con grazia, assecondando un pò la vela, se l’aria è calma vi sembrerà di entrare in una rotaia, da quanto vi viene facile, un po' più attenzione per i concatenati, destra sinistra, ma insomma, basta un MINIMO di coordinazione. Se c’è vento, si modula un po' la virata e la trazione sul comando interno in modo da farli il più circolari possibili.

Pilotaggio con “posteriori”:

Siete in volo e vi siete accorti di avere un solo comando in mano perché si è sciolto il nodo che lo teneva al suo cordino? Poco male, è una remota possibilità ma a scuola ti insegnano anche a pilotare la vela senza comandi, con lo spostamento del peso, usando le sole bretelle posteriori, anche questa manovra, è roba facile facile da imparare e non si sa mai, magari il giorno dell’esame te la chiedono.

Orecchie:

 Volete cavarvi da un ascendenza divenuta un po’ troppo insistente? State indietreggiando verso il cielo nero invece che avanzare nonostante lo speed a manetta? Volate da 5 ore e vi siete appena accorti che a quest’ora dovevate già essere a casa da un pezzo a mangiare dai suoceri?  Un falchetto non sta apprezzando il fatto di aver deciso di volare a 50 metri dal suo nido e vi grida minaccioso? E’ il caso di togliere il disturbo in fretta e se lo speed non basta, fate le orecchie. Manovra salvavita in brutti momenti, facile da mettere in pratica, basta tirare con decisione i cordini A fissati al bordo d’attacco più esterno alla vela, un metro, un metro e mezzo per parte, quel tanto che basta per farvi scendere in maniera controllata mantenendo la piena governabilità della vela. Diciamo che la prima volta che la si fa, si può avere l’effetto, “fammi prima controllare dov’è la maniglia dell’emergenza che mi sa che se tiro sti cordini qua, si chiude tutto, precipito e muoio malissimo” ma in fin dei conti è poca roba, manovra facile, anche questa.

LE INVERSIONI DI ROLLIO: (appositamente scritte in maiuscolo)

 No ragazzi, qua si parla di coordinazione e se non ce l’avete, sarà dura, durissima farle bene. La coordinazione ce l’ho sempre avuta fortunatamente, ma è l’avuta il vero problema. Ho imparato ad andare in Snowboard guardando i tutorial su youtube, GIURO! vuoi che non impari anche a fare le inversioni di rollio alla stessa maniera? Ma dai, cosa vuoi che sia, è una banale altalena con un asse in più! Ero o non ero il fuoriclasse dell’altalena all’asilo delle suore? Ah le pischelle si scioglievano quando gli facevo il saltino allargando le catenelle al culmine dell’oscillazione, fino a quando Valeria mi disse “Bravo, sembri volare” e io volai, volai di faccia, lungo, disteso, per terra. Dolore, molto dolore.


Volo 5:

La Radio fa “Ok Alvin adesso proviamo le inversioni di rollio” rapida “RI”spiegazione sul modus operandi da parte di Fabio; “Ok Alvin, le devi innescare morbide con una breve virata di 45 gradi a destra o a sinistra, e poi, sposti il peso, dai un po' di comando,  senza esagerare, cerchi di sentire la vela che ti “richiede” un po' il comando, cambio, dentro ancora, comando, rilasci e cambio, e così via, sentirai proprio la vela che  ti accompagna nella manovra”. Mi pare chiaro no? Certo ma, NO! Niente, la mia vela non mi asseconda per nulla e se ne va per i fatti suoi, Fabio dice che sono fuori tempo e devo dare meno comando, mi partono dei vuoti di stomaco che manco il “top spin” al luna park, no, non ci siamo, “Alvin sospendi e riproviamo  quando ti senti pronto”. Ci riprovo, obbrobriose, stavolta troppo poco comando, troppo fiappe, troppo fuori tempo, inguardabili, peggio di prima. Provando solo con il peso mi vengono carucce ma un filo di comando per renderle belle tonde, bisogna darglielo ma io faccio casino e mi scoordino. Con le inversioni non è proprio stato amore a prima vista come accadde con mia moglie 25 anni fa, ma a quel tempo oltre al fascino avevo la coordinazione, si! La coordinazione, è il segreto di tutto!!! Ho dovuto provarle e riprovarle per almeno altri 6 o 7 voli e sempre precedute dal mio gioioso “Occacchio” prima di sentire finalmente alla radio un  “Oh, bene, queste erano davvero belle, morbide, e tonde come devono essere” .

Volo 14

Il mio quattordicesimo volo, vale un capitolo a sè, già, perché se i primi 13 sono stati più o meno delle piatte planate causa orari borderline per trovare termica uniti alla scarsità del pilota quando magari si sarebbe potuto girare qualcosa, il quattordicesimo volo, è stato “LA SVOLTA”.

Monte Grappa, Decollo “Tappeti” 865m s.l.m. 8:30 del mattino, le vele giacciono stese  sul sintetico in attesa che le tre maniche a vento del decollo girino la loro bocca a SUD, verso il pendio. Giornata strana, c’è un  EST, un po' “impetuoso”per il decollo di noi “studenti”, aspettiamo, poi di colpo la radio “ciausca” un “sldkfj re  su in paghrstone” eh? Nessuno capisce nulla, poi riprende con un nitido “Sto controllando la stazione meteo di Cima Grappa, sembrerebbe buono per il “Panettone”, cosa dite, ripiegate e andate su?” Non ce lo facciamo ripetere due volte e alla fine della frase le vele son già infiocchettate nella sacca rapida. “PANETTONE”= 1564m di quota,  5500m più a Est, di qui, a 6 km dall’atterraggio, se sarà una semplice planata, sarà una planata di almeno almeno 20 minuti “Vista Mare”.

25 minuti e siamo al decollo, del mare manco l’ombra, ad est i primi cumuletti precludono il nostro orizzonte, Nadia ci ordina di imbragarci e prepararci in fretta, Cima Grappa ha già il “cappello”, e per noi potrebbe esser questione di 5, 10 o 15 minuti. Oggi ho anche il Vario ribattezzato “l’ALVario” visto che è auto costruito partendo da un progetto trovato online su piattaforma Arduino, roba da smanettoni, “Don’t try this at home”… chissà se funziona. Parto per ultimo, pratone stupendo che scende verso la pianura, 10 passi e sono in volo, Nadia ci guida dal decollo per farci uscire un attimo verso la pianura e renderci subito visibili a “Fabio occhio di Falco” che dalla radio, non fa che ripeterci che stamattina, abbiamo proprio pescato il Jolly visto che nonostante l’ora (sono le 9:30) le prime termiche hanno già iniziato a staccarsi dai pendii, “Q-LO” per non scrivere parolacce.

Accendo il Vario dopo qualche minuto in corrispondenza di una cresta di una valletta che risale l’erta  e inizia subito a bippare, “bah, è una ciofeca penso”Fabio, a 5 km, (CINQUE KILOMETRI) mi dice, “sei in un buon posto per trovare qualche ascendenza, se il vario suona, conti grezzamente fino a 3 e se “tiene”, gira dalla parte in cui ti sembria“tirare” di più”. Detto fatto, la fortuna del principiante mi accoglie tra le sue braccia,  giro ignorante a destra, leggo di sfuggita 1350 sul vario +0.9,  giro, una, due, tre volte, mi faccio  scarrocciare come una foglia al vento, la termica è gentile  e mi fa risalire di una 40ina di metri prima di sputarmi fuori nella discendenza sottovento, inutile dire che già solo nella successiva virata di 180° per provare a riprenderla perdo almeno 60m ma caspita, è una figata sto gioco!!!! Ripasso mentalmente la lezione di ”TECNICA 3” e del capitolo su come girare una termica, “se devi farti sputare fuori, cerca di essere sopravento, così inverti la rotta in un attimo e se  sei fortunato in men che non si dica sei di nuovo dentro” ci spiegava Fabio,  seguiranno 35 concitati minuti, a ricamare in aria cerchi a caso, puntando i falchetti che termicano più bassi di me per andare praticamente a colpo sicuro, sempre sotto l’occhio attento e vigile dell’istruttore Fabio al quale delle volte vorrei leggere il pensiero quando ci vede  sbagliare termiche talmente evidenti che pare solo mancargli un palloncino ad elio nel mezzo con un cartello con su scritto: “girare qui” per girarle. Ci lascia fare, badando solo a redarguirci per riportarci sulla retta via quando proviamo ad andare a girare più vicini al costone  perché “là, sembra tirare di più”. Alla fine del giro in giostra non so se son più contento e soddisfatto dei 45 minuti di volo o del fatto che ho perso 7 sere della mia vita a saldare componenti su una scheda elettronica che “Oh cavolo, funziona sto ALVario”  ma no non ho dubbi, è stato per i 45 minuti!!!!

 Vi ricordate la storia del Virus del volo di cui vi parlavo nel precedente articolo di VOLO LIBERO di LUGLIO? Ecco, penso che ogni cura da ora in avanti, sia un inutile accanimento terapeutico.


16 Settembre 2020, Feltre, atterraggio Boscherai.

Venghino Signori venghino, gli esaminatori distribuiscono i quiz per la prova di teoria, c’è chi impallidisce, io no, l’argomento mi piaceva ed ho studiato, paura ZERO e un solo obiettivo: ZERO errori! Il quiz me lo bevo facile, saprò poi in seguito, che ho fatto veramente ed orgogliosamente  ZERO errori, pf, dai, avevate dubbi?

Ciak si vola, prova pratica: poco prima in atterraggio ci viene spiegato il circuito di avvicinamento previsto, C destro sul campo da rugby,sottovento, base, finale e via a mirare il “centro” sull’atterraggio. In volo invece, ci sarà da eseguire in successione orecchie per 10 secondi con mantenimento della direzione, un 360 destro e uno sinistro concatenati badando bene al mantenimento della direzione in uscita e inversioni di rollio, “le T@@ie.

Visto il vento dai quadranti orientali viene scelto il decollo Est. Ci disponiamo in due file, apriamo le vele 4 alla volta, l’esaminatore ci raccomanda di non andare a piantarci sugli alberi di sinistra specificando che “oh ragazzi, sono là e sono fermi, se ci andate addosso, è perché lo volete voi!” Sulla sinistra per mantenere un po' di pepe invece, niente alberi ma una bella fila di cespugli. Il pendio non è molto ripido e il vento è debole, ci sarà da correre, ZERO problemi. Parte il primo e fa passare la vela a non più di un metro dal pino, tra il generale mutismo ed un: “Eccolo, eccolo, eccolo”…penso sia comunque stata la forza del pensiero degli altri  esaminandi a non far colledere l’ignaro futuro pilota contro la lussureggiante conifera. L’esaminatore si gira verso di noi un po' basito ed esclama “Caspita oh, fortuna che ve l’avevo detto no?” Seguiranno una dozzina di decolli, più o meno fatti bene ma tutti fortunatamente lontani dal pino. E veniamo al N° 13, Dotto Alvin, prego: “Na toccatina ai maroni per il numero” Check fatto bene, aspetto il vento buono e parto, decollo fatto bene, ho una decina di minuti per godermi il panorama e mordermi le dita per le termiche che ribolliscono sotto di noi ma che non possiamo girare causa esame, mannaggia, guardo le manovre  di Marina che mi precede, fa delle inversioni di rollio che paiono pennellate nel cielo, da quanto le fa bene. Tocca a me, arriva dalla radio un:“Ok Alvin, quando vuoi, puoi iniziare le manovre” un bel respiro, orecchie: perfette. 360: fatti col compasso. Inversioni di rollio. Eh niente, mi parte il solito “Occacchio” preambolo di scarse prestazioni,innesco, controvento pieno, si sente, le prime 4 sono fiappe,  brutte, davvero brutte, le successive dai, non erano male… silenzio, mi aspetto di essere cmq ripreso perché più ci penso e più le ricordo tristi, vedrai che per salvarmi mi diranno: “Scusa stavamo guardando l’atterraggio di Marina, ce le puoi rifare?” e appena termino di pensarlo la radio gracchia, io esclamo “sono fottuto” ma è solo per richiamare un pilota che sta andando un filo troppo lungo. “Sono salvo”.

Atterraggio perfetto, C fatto bene, atterro a non più di 5 m dal “centro” ma l’importante era la sicurezza e la morbidezza, rispetto alla precisione, ci avevano detto al briefing.PROMOSSO!

Insomma, dopo 35 voli, sette mesi e una pandemia, sono diventato finalmente un “PILOTA” e vuoi non festeggiare con un Hike&Fly domenicale? Caltrano (VI)260m slm, alle 7 in punto attacco l’erta che 6km e un ora e 50 minuti dopo mi porterà al decollo di quota 1350m di Malga Foraoro, uno sterminato pendio disposto a SUD con tanto di manica a vento e pedana per i delta. Purtroppo, Antonio il mio compagno di merende mi da buca a causa di impegni famigliari, così in decollo mi ritrovo io, 4 anziani che mi guardano con le mani dietro la schiena e una manica a vento viola? Porta bene il viola?Se sei un pirla NO!. Ho un po' di ansia lo ammetto, ma il decollo a parte un fondo leggermente sconnesso è uno spettacolo, nessun ostacolo per almeno 150-200m in discesa, si può tranquillamente sbagliare senza finire su baratri/alberi o cespugli, solo erba, ci si può incartare, fare il fiocco tornare su e ripartire (nel caso) praticamente  un invito a nozze.

Stendo la vela, mi faccio il check, un ultima sbirciata alla vela e… ma com’è? tutto il bordo d’attacco ripiegato su se stesso? Mannaggia, cosa faccio? Di chiedere ai guardoni di sistemarmi la vela non mi pare il caso, non li vedo per nulla atletici, non vorrei dover chiamare l’elicottero per uno che si è rotto un femore per andare ad aprire una vela mezza chiusa… ci penso su. Un filo di vento risale il pendio, mi dico “dai, si aprirà” e cmq anche se non si apre, dove vuoi che vada, mi fermo 10 metri più sotto, ma si, non c’è Nadia, proviamo! (Pirla) Sono esattamene nella situazione di quando a 13 anni la mamma ti dice “Se ti becco che fumi, le prendi” tu vai al parco e il tuo migliore amico ti dice oh senti qua, fai un tiro, senti che figata” Scusa “mamma” Nadia, #volevosolofareuntiro. “Parto quindi già col senso di colpa e la consapevolezza di fare una stronzata pazzesca, ma dalla mia, ho tanta mousse sotto al culo e un pendio luuuuuunghissimo, per interrompere quando voglio. Andiamo, via, si parte, dopo 2 metri la sento già storta sugli spallacci, dopo  5, è sulla mia verticale ma obliqua ed irrecuperabile, tre quarti si era incredibilmente aperta, ma dentro di me sento chiaramente “mamma” Nadia sbraitare: “Alviiiiiiiiiiiiin tira giù tuttooooooo” e così, al 36esimo volo, abortisco il mio primo decollo, sono un pirla era già scritto in partenza, ma è un decollo bellissimo e non c’era alcun rischio, se non quello di finire culo a terra(fatto). Vabbèh sapete la storia di San Tommaso no? Faccio il fiocco e risalgo, due dei 4 pensano di aver visto abbastanza, capiscono che non hanno nulla da imparare e se ne vanno o forse, non vogliono assistere ad un altro suicidio annunciato (Cheffigura dimmmèr). 5 minuti per risistemarmi, altri 2 a guardare la manica a vento  aspettando che si sistemi, eccola! Gonfiaggio da manuale, rincorsa perfetta, 4 passi? Oppela, manca solo Nadia a dirmi il solito “Bravo Alvin” ma vabbèh, con quello che ho combinato poco fa!!! Mi involo con uno “Yahoo” udibile ad un km di distanza “Lo scagagnaro” (ultimo pulcino della nidiata) ha lasciato il nido, 15 minuti di planata e atterro pure con il mio miglior atterraggio di sempre. Ringrazio chi mi ha istruito per arrivare fino a qua, Fabio e Nadia di “Manta Paragliding  School” di Borso del Grappa, Grande scuola, Grandi persone, Grandi istruttori (La G maiuscola, non è un errore, è dovuta). E Domenica? Un nuovo decollo, e un nuovo atterraggio.

Ciak: SI VOLA!

 




 

martedì 9 giugno 2020

QUANDO TUTTO EBBE INIZIO


La manica a vento resiste obliqua, accarezzata dalla timida termica del mattino che risale il pendio, il silenzio interrotto solo dalla voce di Nadia che esclama: “Prova radio per Alvin, prova radio, mi senti? Ok” breve pausa, un’altra occhiata alla manica penzolante,i battiti salgono ed il pendio che pareva un autostrada adesso mi pare cortissimo, “oddio, ma quei cespugli lì in fondo sono sempre stati così alti?” Un bel respiro e poi arriva il via libera per il cielo: “Ok Alvin, Quando Vuoi, puoi andare” il mio primo volo alto da solista, inizia! Vuuuuuup e no! Fermi tutti, riavvolgiamo un attimo il nastro, questa storia va raccontata come si deve.



Primo Campetto 23 Febbraio 2020

Il mio primo “UAU” alla vista di un parapendio, risale alla fine degli anni 90, DOLOMITI, Cadore,  Auronzo di Cadore, “Camignada poi siè Refuse” (Camminata per i sei Rifugi) storica corsa a piedi in ambiente montano con partenza da Misurina e arrivo ad Auronzo di Cadore  passando per le “Tre Cime di Lavaredo”.

Cosa c’entra il tutto con il volo libero? Manifestazione satellite di quell’evento era una gara di parapendio con decollo dalle parti  dell’Ajarnola o almeno, così mi pare di ricordare. Non so se fosse addirittura un Hike&Fly , di sicuro c’era un atterraggio di precisione da fare, predisposto su un “target”, un grosso telo biancorosso con grandi cerchi concentrici disteso su un materassone accanto al Palaghiaccio di Auronzo. Avevo 11 forse 12 anni, e quel giorno, mentre aspettavo l’arrivo dei primi podisti, la mia attenzione fu tutta calamitata da quei cosi volanti, si, perché quello era il periodo in cui le vele, per forma, erano solo lontane parenti di quelle attuali, tutt’altra cosa rispetto alle forme piatte ed allungate di quelle da  Acro moderne o un CCC da gara. I pionieri  che praticavano il parapendio erano amorevolmente descritti da mia madre come: “temerari, stuntman”, o fuggiaschi probabilmente appartenuti  alla legione straniera, o ex tossici che avevano provato un po’ tutte le droghe senza trovare lo sballo vero in nessuna di esse o il più delle volte tutte e quattro le cose assieme.
Si insomma, mia madre non me l’aveva mai dipinto come il migliore degli sport outdoor e a dirvi la verità,  non so perché,  mi aveva perfino insinuato il dubbio che mai avrei potuto  “ala munito” spiccare il volo da un pendio per andare a volteggiare lassù, “dove osano le aquile”(Non che l’abbia ancora fatto eh?! Sia chiaro).

Gli anni passano e a distrarmi da  quella “inSANA?!?” voglia di volare, arrivano altre passioni, il calcio, lo sci, la pesca a mosca (No, non sul Danubio), lo snowboard, fino al grande amore: l’Ultratrail, passione che in una decina d’anni mi portò a correre un po’ qua e un po’ la sulle nostre amate montagne con modeste soddisfazioni. Nel frattempo a tarparmi del tutto le ali arrivarono nell’ordine: una fidanzata divenuta moglie, un matrimonio, Ruben ed Anita, i mie figli, si, insomma, contando che dovevo anche pur lavorare e dormire almeno una manciata di ore per notte, non avevo il tempo materiale per dedicarmi seriamente ad un'altra passione, anche se corricchiare sui pendii del Monte Grappa  vedendomi volteggiare sopra la testa decine e decine di vele colorate, mi faceva un po' sognare ad occhi aperti.
 E così, riprendevo a correre, sguardo a terra, con la voce di mia moglie che mi riecheggiava in testa tra neurone 1 e neurone 2 recitando: “Si ci mancherebbe solo quello, non ti basta abbandonarmi a casa coi bambini per giornate intere per spararti Ultratrail  da cento e più km in montagna? Hai bisogno anche del parapendio adesso? Ma figurati!”

 Arrivò così il 2017, anno in cui terminai la grande corsa, “L’Ultra Trail del Monte Bianco”, 170km, diecimila metri di dislivello positivo e diecimila di negativo,per fare un paragone, l’UTMB sta all’ultratrail, come  l’X-Alps sta al parapendio per intenderci. Al mio “X-Alps” ci arrivo dopo anni di corse qualificanti e sorteggi mancati, e quando lo corro, per renderlo indimenticabile, mi becco pure uno degli anni meteorologicamente peggiori, pioggia fango e una tormenta di neve a -9 C° con raffiche a 70km/h sul Gran Col Ferret ma sopravvissi e anche bene, il grande obbiettivo era stato raggiunto, mi siesi sugli allori della “conquista” e mi calò inevitabilmente la MOTIVAZIONE, il carburante numero 1 per la corsa in montagna.

2019, taglio un altro grande traguardo, i 40 anni. “DLIN DLON” mi suonano alla porta “Ricky e Matteo”, coetanei, che  per suggellare quota 40 hanno la brillante o malsana idea di propormi un voletto in parapendio, in tandem, in termica, dal Monte Grappa! Fu come lanciare un “fuminante” (cerino in italiano) dentro ad una cisterna di benzina, SBANG!
Grazie alla fibra impiegai  27 secondi esatti da PC per aprire il link, scorrere le offerte e cliccare il banner “Acquista Volo” su Groupon, “O raga, io ho cliccato” gli dissi! Si vola, Si volaaaa, il virus era stato inoculato,  bisognava solo attendere l’incubazione, di Corona Virus ancora nessuna notizia ma già si vociferava che anche per questo non ci fosse vaccino.
“Scusa Amo, per i 40 pensavo di andare coi ragazzi a fare un volo in tandem in parapendio dal Grappa” dissi a mia moglie al telefono poco dopo. Lei: “Beh oddio, ne parliamo stasera?” Io:  “Ehm guarda, è successo un macello, ho confuso la scritta “ACQUISTA SUBITO” con “PAGA IN SEGUITO, c’ero sopra col mouse, uno sbalzo di tensione, un vuoto d’aria, un inversione di rollio, ho fatto clic ed ho pagato “TRANSAZIONE ESEGUITA! Non so cos’e successo, ho prenotato” Lei: “Si vabbè, ma solo perché fai 40 anni ma non farti venire strane idee eh!” ed io: “Eh?”

26 Ottobre 2019

Cielo sereno ed aria calma in Grappa, decine di vele punteggiano il blu, un QUI pro QUOD con il pilota, un vento al limite dell’assente, appaiato alla mia grande colpa di lasciarmi risucchiare nel comodissimo imbrago al primo cenno di sollevamento durante la rincorsa, ci fanno perdere l’accelerazione buona, vedo i cespugli venirmi incontro, Giulio, il pilota, cava dal cilindro una magia (o era na botta de…) e siamo in volo, nonostante tutto, non prima di aver praticamente  abbracciato la verde chioma di un cespuglio a fine pendio. “Ti abbiamo visto morto”, sussureranno esagerati davanti alla birra i miei compagni di avventura in seguito… sputo giusto quelle 3 foglie, un nido, un rondone, un ramo e mi arrampico sugli specchi scusandomi col pilota faccio mea culpa dell’accaduto, mi vergogno come un cane, il volo inizia. Il proseguio è l’opposto dell’ambaradam iniziale, quassù è calma, silenzio, poesia, brezza, goduria di colori, il sole che cala dietro le Piccole Dolomiti ad Ovest, il bosco dall’alto, il bippare del variometro che ogni tanto accendiamo per “centrare” qualche buona ascendenza, i racconti delle mitiche avventure  tra le nuvole di Giulio, un po’ di termica, quattro virate allegre per l’adrenalina, atterraggio morbido sul velluto e arrivo. IL VIRUS E’ DIVENTATO MALATTIA, non mi serve un tampone per capirlo.



Partono 2 mesi di bombardamenti “intelligenti” e pressing costante per ottenere il “Nulla Osta”, no, non quello già indispensabile della Questura, ma quello ancora più indispensabile della moglie, che esanime, dopo 66 giorni di stalkerizzante assedio il 31\12\2019  alle ore 19:24:43 secondi capitola, con un:
 “Purchè torni a regnare la pace in questa dimora, ti prego,  preiscriviti”.
15 anni di matrimonio ed è ancora AMORE!!!
Nel dubbio “ME LO TATUO NEL BRACCIO e te lo faccio controfirmare” le dissi…. Si sa mai che dopo i botti di Capodanno mi cambi idea.

23 Febbraio: Presentazione del corso.

Nell’aula di Teoria della Scuola “Manta Paragliding School” di Borso del Grappa, sono finiti i posti a sedere e c’è perfino gente in piedi. Ho scelto probabilmente una delle scuole più blasonate del Nord Italia, sicuramente tra le prime ad essere aggregata all’Aero Club d’Italia (La quarta per la precisione). Scorrendo la provenienza degli altri compagni di corso, scopro che io che abito a 45 km di distanza, sono il più “comodo” all’aula. Oh, se devo imparare a veleggiare nel vento appeso a due moschettoni, è il caso di mettermi in buone mani no? In cattedra siede Fabio Loro,  istruttore dal 1997, curriculum da volatile purosangue! Il buon Fabio, visto l’afflusso, fa poca propaganda e plana rapido a mani alte su cosa viene richiesto a noi aspiranti Icaro. I posti sono “limitati” ed è meglio sfoltire fin da subito per avere in startline solo gente davvero MOTIVATA.  Fabio ci spiega in dettaglio tutti i waypoint che dovremmo conquistare per presentarci all’esame finale per l’agognato brevetto. Ci viene spiegato a grandi linee cosa prevede la normativa italiana e cosa più importante, quello che  invece la Scuola si propone di insegnarti durante il corso per permetterti un giorno, più o meno lontano, di farti decollare da un pendio, consapevole di ciò che stai per compiere di lì a poco,  capire il perché e il per come di determinate scelte da fare in una precisa situazione, perché di lì a poco saremo  solo noi, una decina di Kg di attrezzatura, il vento, le cime, l’instabilità, i rotori, il windshear, 800m di aria sotto la selletta e nessuno che alla radio ti possa aiutare dicendoti “ok, lo senti il vento che ti scarroccia ad est? Sei perfetto per entrare in finale ma chiudi un po' di più quella virata altrimenti finisci sugli alberi, bene così, morbida, ancora un po' sposta il peso, bene, mani alte, lasciala volare, lasciala volare…”

Si insomma, non ce la vende come l’italianata burocratica dovuta, la noiosissima lezioncina teorica pallosa per conseguire un pezzo di carta che ti permetta di prendere il volo in regola, la scuola deve fare la differenza! Fabio poi ci tiene a ricordarci che come tutti gli sport un po' “spinti”  il pericolo è proporzionale ai rischi che uno vuole prendersi fermo restando che comunque, gli incidenti per quanto uno possa adottare tutte le contromisure, accadono in tutti gli sport e che la birra al bar, rimane sempre e comunque un luogo più sicuro del cielo (sempre che non vi mettiate alla guida subito dopo) e  a casa è bene tornarci sani e salvi senza passare prima per qualche sala gessi. Facendola breve: Se siete qui per IMPARARE a volare è un conto, se siete qui per fare i fenomeni in aria, forse è meglio cercare un altro sport perché il cielo ci mette un attimo a darvi due sberle e mettervi in riga, sempre che vi vada bene.

Dopo questo lungo preambolo, la presentazione del corso prosegue in un campetto adiacente ad una zona di atterraggio dove non sembra più di essere nella bucolica Provincia di Treviso ma par di essere che ne so? A Lienz? A giudicare dalla lingua usata dai presenti, ma che ce ne frega, ognuno di noi ha la possibilità di indossare per la prima volta un imbrago e provare qualche gonfiaggio. Chi vuole provare per primo? Io Io Io, mi piace. Avevate dubbi?

Learn To Fly!!!

Primo giorno di Scuola, mettiamo in saccoccia un paio d’ ore di interessante teoria su cosa sia un Parapendio, come è fatto, di cosa è fatto e qual è la “magia” che lo fa volare. Farciamo il tutto con qualche accenno sulla sicurezza, l’imbrago, la selletta, l’emergenza, i cosciali allacciati, i cosciali allacciati, i cosciali allacciati e i cosciali allacciati, ho detto che è BASILARE allacciarsi i cosciali?. Ecco, una cosa molto importante che Fabio vuole marchiarci a fuoco in testa è, l’ALLACCIO dei cosciali che nel parapendio è più importante che infilarsi un casco in moto, mooooolto di più. Dopo due ore di teoria si va in campetto, o meglio, proviamo ad andare in campetto, perché dopo 20km scopriamo che il contadino la mattina stessa ha irrorato la base con abbondante liquame, risultato? Campetto inutilizzabile e spostamento dello stesso causa condizioni del vento sfavorevole a 50km di distanza. “Ragazzi va bene lo stesso o rimandiamo?” Chiede Fabio, io ho un mancamento, caspita, non ho nemmeno dormito stanotte al solo pensiero di staccare 4 secondi i piedi da terra e mi spezza così il cuore? Nessuno dei presenti ha il minimo dubbio, “CI SI SPOSTA”  io poi, quei 50km, me li sarei sparati anche a piedi, infondo, ero o non ero un Ultratrailer?

Campetto, distribuzione Vele, Imbraghi, Caschi e Radio, ognuno ha la propria, siamo in 9 ed oltre all’istruttore ci sono anche Nadia e Francesco, due ottimi aiuto istruttore che spiegano e rispiegano quanto appreso prima in aula e ciò che dovremmo fare di lì a poco. La radio invece permetterà a Fabio di istruirci passo, passo, nei movimenti, durante i nostri tentativi. Fabio si spiega talmente bene che almeno in 4 alla prima rincorsa grazie al pendio buono e alla folata di vento giusta, staccano il biglietto per la prima planata della loro vita, emozione e applausi. Tra i fantastici  4 però, non ci sono io  “ Ma Por#ç!%$*§!” do la colpa al vento matto e di traverso,la vela è sfuggente par godere di vita propria. La parte della preparazione della vela come districare il fascio funicolare e controllare l’imbrago, impugnare i cordini e il gonfiaggio, mi riescono anche bene, anche perché fin qua, non serve na laurea, è quando bisogna capire i tempi della vela che iniziano i casini, non ho per nulla la sensibilità, la freno troppo o parto a correre a cazzo, scusate, volevo dire razzo, mentre lei è ancora chissà dove, o in quel momento il vento è morto o cavolo, tutto giusto ma arrivo a velocità di stacco praticamente infondo al pendio e il massimo che riesco a fare è una specie di saltino indotto sbattendo le braccia (ali) come un tacchino, inguardabile!
Dopo un’ora e mezza di tentativi su e giù dal pendio sono un po’ rammaricato, l’istruttore annuncia: “Ultima discesa e poi iniziamo e ripiegare”. Eh no perdinci bacco, per non dire “Razzo” mica posso andare a casa così, ultima risalita, risistemo tutto, sono pronto, prontissimo, un alito di vento perfettamente in fronte a me,(culo, o fortuna, fate voi!)  si può fare razzo, si può fare, la radio gracchia “Bene Alvin, quando vuoi” Gonfiaggio perfetto,(o almeno per la mia attuale tecnica) la vela sale, mollo le A, una sbirciata sulla verticale, la sento sull’imbrago, la freno quanto basta perché non “scappi via”, (e siamo a due miracoli di fila) mi butto spalle avanti, peso sull’imbrago, (per dio, siamo a 4 miracoli di fila) le gambe aumentano i giri, “BRACCIA ALTEEEEEEE” mi urla Fabio dalla radio, sento che la vela inizia a “portarmi” 2 secondi, forse 3, e mi trovo a correre nel vento…30 forse 40m di planata, 3, 4,m di altezza, addirittura il tempo di correggere la “rotta” in volo, trazionando un po’ il freno su indicazione di Fabio, la radio rigracchia “Giù tutto” freni al culo e atterraggio PERFETTO. E’AMORE!

Campetto 2

E’ un tranquillo mercoledì pomeriggio, nuova location, meno pendio, Fabio ci fa un ripasso sulla corretta tecnica, ripassiamo i movimenti esatti, cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare, al primo giro ho il vento troppo di traverso per le mie capacità, tentenno quei due secondi a ficcarmi sotto la vela e freneggiare dalla parte opposta dalla quale pendola (freneggiare me lo sono inventato io tranquilli) quel poco che basta per mandare all’aria la rincorsa, nada, vela a terra, sono ormai giù dal pendio, faccio il fiocco e torno su.
Secondo tentativo, faccio casino, freno un po’ troppo la vela sulla verticale che sto giro era salita bene e nell’imbaucamento del momento non ho un buon tempismo, mi incasino, la vela pendola avanti e indietro, smanaccio, sono il suo jojo, mi stacca da terra giusto per farmi un piacere per 2 forse 3 metri, un balzo, più che un volo, NO BENE.
Terzo tentativo, cambio vela, pioviggina, questa sale che è un piacere, freno il giusto, rincorro meglio e stacco, 10, forse 15m?non TANTISSIMISSIMO ma abbastanza per farmi le pupille a forma di cuore.
Seguiranno altre discese ma causa assenza di vento, bassa pendenza, tecnica scomposta e sensibilità che? Cosa dovrei sentire?, mi limiterò a calpestare erba e non più cielo.



Campetto 3 AFTER COVID!

E venne il 17 Maggio dopo due mesi di “Lock Down” in settimana arriva il via libera da “AeCI” per la ripresa delle attività anche per le scuole di volo. Tra mille peripezie fatte di moduli di triage, mascherine, disinfezioni e salti mortali da parte degli istruttori per applicare la nuova normativa in tema di contenimento del “Corona virus”, oggi torno a riassaporare il momento in cui la vela sale piena sulla verticale, le dai un colpetto di freni per dirle che dovresti essere  tu che comandi, le dai una sbirciatina per vedere che sia tutto in ordine, e poi via, assecondandola, rincorrendola all’unisono giù per il pendio, spalle avanti, braccia alte all’indietro, gustandoti quell’attimo in cui l’erba seppur per pochi secondi diventa cielo.

Giornata spettacolare, baciata dal sole, la scuola con l’emergenza COVID non si è persa d’animo e settimanalmente il buon Fabio ci ha ben intrattenuto su interessanti lezioni online dall’Aerodinamica alla Meteo, Normativa, Primo Soccorso, Sicurezza ecc. insomma, non abbiamo fatto in tempo ad annoiarci, la scuola ha continuamente nutrito la nostra voglia di volare. In campetto ci arrivo carico come una molla, se si fa bene oggi, la strada è pressoché spianata per il primo volo alto. Ho visionato su Youtube almeno un centinaio di video sul corretto modo di partire, poi, capiti sulla pagina di Jean Baptiste Chandelier e ti convinci che lui fa un altro sport, ma non importa, allora torni a riguardare i video dei comuni mortali, quelli più chiari ed esplicativi forniti dalla scuola sugli errori da NON fare, al momento del decollo e ti pare di aver capito tutto, basta vi prego, datemi una vela, oramai me la sogno di notte!!!

Sono le 9:30 del mattino e in campetto (un’ex cava, quella del letame del primo campetto, ricordate?) il vento non ha ancora deciso da che parte soffiare, il sole spacca di brutto e nei lunghi attimi di pausa in attesa della bava buona, si suda che è un piacere. Dobbiamo cogliere l’attimo, al momento l’attimo buono dura dai 20 ai 30 secondi in cui il vento soffia bene e dritto, sono fortunato, al primo tentativo, stacco bene con un buon venticello, ed il primo “volo” ben fatto è in saccoccia. Torno su, dispiego la vela ma il vento è girato di 180°, con Federico per passare il tempo facciamo il fiocco alla vela e andiamo dalla parte opposta della cava, erba altissima, è un disastro districare bene i cordini, perdo il momento buono e il vento torna dall’altra parte, gli altri 5 rimasti dalla parte opposta volano che è un piacere. SIGH! Ci  provo ugualmente ma ne esce na roba brutta, davvero brutta, penso che Fabio sia distante e non mi abbia visto, e invece mi dice per filo e per segno che cavolo ho combinato… mannaggia oh, non gli sfugge niente eh?. Ritorno dall’altra parte e il vento fa giudizio, tutti i video visti e stravisti compensati dagli insostituibili consigli di istrutture e aiuto istruttore, coadiuvati da un probabile allineamento dei santi e dei corpi celesti mi fanno fare 5 o 6 “planate” di fila una meglio dell’altra. Fabio mi dice che ormai la tecnica l’ho recepita, si, ci sono tanti piccoli particolari da sistemare ma l’intelaiatura è buona, comincio finalmente a sentire la vela, in settimana volo didattico in TANDEM e se tutto va bene, il prossimo fine settimana si VOLA, alti e da solisti!!!!

Venerdì 23 Maggio

Faccio un paio di doppi carpiati con avvitamento raccolto all’indietro per uscire dal lavoro, inforcare la macchina ed arrivare a Borso del Grappa in tempo, oggi, TANDEM Didattico!
Ai comandi: Alessandro, che prima di partire litiga con occhiali e maschera da sci, e mascherine “FP2” che continuano ad  appannargli la vista , eh si ragazzi, la normativa prevede che per i voli in Tandem, causa CTA “Covid in The Air” istruttore e allievo indossino per tutto il volo la mascherina. Il cielo non è meraviglioso: è una compatta distesa di nuvole grigiastre che schermano il sole; il decollo dalle “Casette” a quota 990m invece, è una cartolina!

Leggero vento da Ovest, rincorsa perfetta e siamo in aria, Alessandro mi spiega la corretta procedura per “cadere” nell’imbrago e appena siamo a debita distanza dal pendio mi cede i comandi e mi “impara” l’arte del volo, andature, massima velocità, freni pizzicati, minimo tasso di caduta, gli ripasso i comandi per mostrarmi  “le orecchie” ci spariamo  un paio di 360, 2-3 virate a 90 gradi, comandi con bretelle posteriori, facciamo 7, 8 inversioni di rollio quel tanto che basta per farmi ripresentare il pranzo e via verso l’atterraggio, oddio, son proprio curioso di vedermi all’opera sulle inversioni tra peso, comando, picchiata, cabrata, non è che ne abbia capito molto sulle tempistiche. L’aria è tranquilla c’è solo un po' di Ovest e dopo 5 minuti siamo sulla verticale del Garden per l’atterraggio, un paio di 360 per perdere quota,  bordiamo sottovento (caspita mi sa che questo bordare è più marinaresco che avionico)traverso! Si chiama traverso, arriviamo sul lato sopravento di campo 1 per fare un 8, una S per perdere un altro po' di metri, rientrare controvento perfetti e in men che non si dica siamo a pettinare l’erba di Campo 2 con la selletta. Grazie Ale, ho tutto in testa per domenica, domenica? cosa c’è domenica? Domenica si salta giù dal nido, primo volo alto, ciao, non dormo più, ve lo racconto la prossima volta.

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Dal Primo Volo Alto al Brevetto

  PRIMO VOLO ALTO Prendete un pilota a caso e ditegli: “Sai,Domenica ho il mio primo volo alto” ti risponderà malinconico con   lo sguardo...